Roma – Il Documento di economia e finanza (Def) vero e proprio, con tanto di Piano nazionale delle riforme, sarà approvato solo venerdì mattina. A dare l’annuncio è il premier Matteo Renzi, il quale precisa che la riunione dell’esecutivo di oggi è servita per una “discussione preliminare” sul documento. Anticipando qualche contenuto, il presidente del Consiglio annuncia che, per il 2015, la “crescita prevista è dello 0,7%”. In verità, il governo è stato “prudente”, avverte il premier, indicando la possibilità di un risultato anche migliore. Riguardo alla manovra economica, promette che “non ci saranno tagli” ai servizi “e non ci sarà un aumento delle tasse”. Di una ulteriore riduzione, secondo il capo dell’esecutivo, si potrà parlare il prossimo anno, mantre adesso bisogna puntare a “spendere meglio i soldi dei cittani” attraverso una revisione della spesa.
Renzi garantisce che, proprio grazie a questi sforzi, saranno “disinnescate” le clausole di salvaguardia – gli aumenti automatici dell’Iva e delle accise sui carburanti – previste nel caso si rendessero necessari aggiustamenti di bilancio per rispettare i vincoli europei. Un intervento che varrebbe “circa un punto di Pil”, ricorda l’inquilino di Palazzo Chigi, escludendo però che ciò sarà richiesto.
Saranno “in parte la ‘spending review’” e in parte “la stessa crescita economica” a evitare di dover ricorrere alle clausole di salvaguardia. Lo spiega il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo il quale i conti pubblici riceveranno un impulso positivo anche dalle privatizzazioni, le quali garantiranno un incremento “dell’1,8% del Pil in quattro anni”.
Padoan fornisce poi il quadro completo delle stime contenute nel Def. Il Pil italiano crescerà dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017. Valutazioni più ottimiste rispetto a quanto prospettato in autunno, a conferma che “il quadro economico internazionale e quello italiano sono migliori rispetto a quanto si ipotizzava qualche mese fa”, sostiene Padoan.
Il rapporto tra deficit e Pil sarà al 2,6% nel 2015, all’1,8% nel 2016 e allo 0,8% nel 2017, valori bel al di sotto del 3% richiesto da Bruxelles. Il debito pubblico ammonterà al 132,5% del Pil per l’anno in corso, calerà al 130,9% nel 2016 e sarà al 123,4% nel 2018, anno in cui “la regola del debito sarà pienamente soddisfatta – indica il numero uno di Via XX Settmbre – e l’incubo della montagna del debito pubblico, che può attivare la ghigliottina delle regole” di bilancio, “sarà finalmente finito”.
Al di là del migliorato quadro macroeconomico, il ministro ammonisce che “continuano ad esserci i fattori rilevanti che abbiamo utilizzato” per ottenere la flessibilità della Commissione europea sulla Legge di stabilità 2015. Fattori rilevanti che “utilizzeremo ancora nel 2016”, annuncia Padoan. In particolare, riguardo alla “clausola sulle riforme strutturali”, il titolare dell’Economia è convinto che “il treno delle riforme” messe in piedi dall’esecutivo “ci permetterà di invocare questa clausola per molto tempo ancora, anche se ne avremo sempre meno bisogno”.