Al G8 di Genova le forze dell’ordine hanno commesso torture in occasione dell’irruzione nella scuola Diaz. Nello specifico il nostro Paese è responsabile della violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e per questo motivo è stato condannato al risarcimento di 45mila euro per i danni morali procurati ad Arnaldo Cestaro, l’uomo che ha denunciato l’Italia dinanzi all’organismo di Strasburgo. La Corte europea dei diritti dell’uomo si è espressa sul “caso Cestaro”, causa avanzata dall’interessato, e la conclusione è stata unanime: per i fatti di Genova “vi è stata una violazione dell’articolo 3 della Convenzione nel suo aspetto sostanziale”. L’articolo in questione – costituito da un unico comma – stabilisce che “nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti”. Una disposizione non osservata nel caso di Arnaldo Cestaro. Nella decisione si legge chiaramente che “la Corte ritiene che il ricorrente abbia subito un danno non patrimoniale a causa delle violazioni”, e per questo la stessa Corte “ritiene opportuno concedere al ricorrente 45mila euro”. Perciò lo Stato deve versare ad Arnaldo Cestaro l’importo entro tre mesi.
Cestaro, classe 1939 e residente a Roma, aveva 62 anni all’epoca dei fatti. Ha soggiornato presso la scuola Diaz-Pertini dal 21 al 22 luglio 2001. Alla Corte ha denunciato di trovarsi al piano terra quando gli agenti hanno fatto irruzione. Questi – ha raccontato l’uomo – una volta entrati, lo hanno colpito ripetutamente, soprattutto sulla testa, sulle braccia e sulle gambe, causando fratture multiple. In particolare sono state riportate frattura della stiloide, dell’ulna destra, del perone destro e di diverse costole. Secondo le dichiarazioni rese da Cestaro, il personale medico entrato nella scuola dopo l’azione di polizia gli ha prestato soccorso per ultimo, nonostante le sue grida di aiuto. Cestaro si è costituito parte civile nel luglio 2004. Con la sentenza del 13 novembre 2008 il ricorrente ottiene un risarcimento di 35mila euro, troppo poco. L’interessato chiede 180mila euro di risarcimento danni materiali e 120mila di risarcimento danni morali e adisce alla Corte europea, che oggi stabilisce il diritto al versamento di 45mila euro complessivi.
Il pronunciamento evidenzia però le carenze dell’ordinamento giuridico italiano. Nella sentenza la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo cita la relazione 2013 sull’amministrazione della giustizia del primo presidente della Corte di Cassazione, presentata il 24 gennaio 2014 in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Il rapporto rileva che dal 1989 l’Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, impegnandosi quindi ad introdurre nell’ordinamento tale reato e stabilire i limiti e l’inapplicabilità di misure quali amnistia e indulto. “Venticinque anni dopo non è stato fatto nulla, così che gli atti di tortura commessi in Italia ricadono inevitabilmente nel campo della prescrizione, per mancanza di una legge che sanziona la tortura come tale imponendo sanzioni adeguate commisurate alla gravità dei fatti”.