Bruxelles – L’ultimo in ordine di tempo, e quello che l’ha detto più chiaramente, è Alexis Tsipras: “Non siamo d’accordo con le sanzioni” dell’Unione europea nei confronti della Russia, “le vedo come una strada che non porta da nessuna parte”, ha chiarito il premier greco parlando all’agenzia di stampa russa, Itar Tass a pochi giorni dalla visita che l’8 aprile lo porterà al Cremlino ad incontrare il presidente russo, Vladimir Putin. Ma quella del leader di Syriza, che si è offerto a più riprese di fare da “ponte tra la Russia e l’Occidente” è una voce per nulla isolata. Tra gli Stati membri dell’Ue, la tentazione di lasciare la presa e alleggerire, se non addirittura cancellare le sanzioni economiche nei confronti della Russia, comincia a diventare consistente. E la questione si dovrà affrontare in fretta, visto che il pacchetto di sanzioni economiche annuali messe in campo dall’Ue nei confronti di Mosca, all’indomani dell’abbattimento nell’est dell’Ucraina dell’aereo della Malaysia Airlines di cui sono stati ritenuti responsabili i ribelli filo-russi, arriverà a scadenza nel mese di luglio. Prima dello scorso Consiglio europeo ci si era dovuti arrendere all’evidenza di una non unanimità sul prolungamento delle sanzioni, che poteva in teoria già essere deciso dai leader, e si era deciso di rimandare la questione alla riunione dei capi di Stato e di governo che si terrà a giugno. Appuntamento a cui si rischia però di arrivare ancora più divisi.
Tra i meno favorevoli a un prolungamento delle sanzioni anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni che intervistato pochi giorni fa dal Financial Times, apre anzi ad un possibile alleggerimento: “Non credo che l’Europa possa cancellare tutte le sanzioni entro giugno, ma se si parla di rimuoverle in parte, a fronte di una situazione migliorata, credo che sia possibile”. Sul fronte “amico” di Mosca anche la Slovacchia con il premier, Robert Fico che ha definito le sanzioni “senza senso e contro produttive”, e la Spagna, per cui le misure restrittive “non sono salutari per nessuno”, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Jose Manuel Garcia-Margallo. Poco inclini a proseguire con il pugno duro anche Austria, Cipro e l’Ungheria di Viktor Orban, particolarmente vicino a Vladimir Putin. Dall’altro lato della barricata soprattutto i Paesi dell’Est, Polonia e Repubbliche baltiche in testa.
Trovare un punto d’incontro sicuramente non sarà cosa semplice eppure è a questo che saranno volti tutti gli sforzi dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, che punta ad una discussione sull’approccio complessivo da tenere nei confronti della Russia visto che in mancanza di una linea dei Ventotto, si finisce non per non avere relazioni con Mosca ma per averle disordinate, ognuno per sé. In prima linea a lavorare per evitare divisioni dell’Ue di fronte a Mosca ci saranno anche il presidente francese, François Hollande e la cancelliera tedesca, Angela Merkel che, oltre ad avere svolto un ruolo chiave nella firma degli accordi di Minsk 2, hanno anche preso in mano la situazione all’ultimo Consiglio europeo, trovando un punto d’incontro che potrebbe fungere da base per le discussioni di giugno.
Nelle conclusioni della riunione dei leader Ue di marzo si sottolineava che la durata delle sanzioni deve “avere un legame chiaro con la piena attuazione degli accordi di Minsk tenendo presente che essa è prevista entro il 31 dicembre 2015”. Gli accordi, che pure stanno reggendo, prevedono però anche punti lontani dall’essere attuati tra cui ad esempio il “ripristino del pieno controllo sui confini statali da parte del governo dell’Ucraina in tutta la zona del conflitto”. Un mezzo impegno dei leader a prolungare le sanzioni insomma deriverebbe automaticamente dalla decisione presa poche settimane fa. E la specifica della deadline di fine anno per l’implementazione dell’accordo darebbe anche un’indicazione di durata del nuovo pacchetto di misure sanzionatorie che potrebbero durare sei mesi piuttosto che dodici.
Questo però a livello teorico, nella pratica le discussioni saranno sicuramente molto più complicate. “La situazione dal punto di vista del confronto militare è più tranquilla, ma la tregua non è stata rispettata completamente”, ha sottolineato pochi giorni fa Merkel dopo avere incontrato il premier ucraino, Arsenj Yatseniuk che non smette di fare appelli all’Ue perché le sanzioni siano prolungate e perché l’Ue invii in Ucraina una missione di peacekeeping. “Francia e Germania continueranno ad accompagnare il processo per arrivare alla piena realizzazione del pacchetto delle misure concordate” a Minsk, ha assicurato Merkel. Resta da vedere se tutti i leader Ue valuteranno che continuare a colpire economicamente Mosca sia un passo giusto in questa direzione.