Bruxelles – Nel 2014 il costo del lavoro in Europa (escludendo il settore agricolo e quello pubblico) è stato di 29,2 euro nell’Area euro e di 24,6 in tutta l’Unione. L’Italia con un costo di 28,3 euro, secondo i conti di Eurostat, rappresenta quasi la media perfetta, con un costo superiore a quello dell’Ue nel suo complesso ma più basso, e questa per qualcuno è certamente una sorpresa, di quello dei partner della zona della moneta unica.
Le medie, però, si sa, nascondono spesso grandi differenze, ed infatti si va da un basso costo record in Bulgaria (3,8 euro), Romania (4,6) e Lettonia (6,5) a quello del record più alto in Danimarca (40,3 euro), seguita dal Belgio (39,1) , dalla Svezia (37,4) e dal Lussemburgo (35,9).
Indicando un costo del lavoro per settori produttivi il più alto è nell’Industria (25,5 euro nell’Ue e 32,0 nella zona della moneta unica), seguita dai servizi (24,3 e 28,2 euro rispettivamente), poi le costruzioni (22,0 e 25,8). Il costo è stato calcolato da Eurostat considerando salari e costi extrasalariali come i contributi sociali a carico delle imprese. Queste spese per i datori di lavoro pesano nell’intera economia per il 24,4 per cento nell’Unione e per il 26,1 per cento nella zona euro, con l’incidenza più bassa a aMalta (6,19 per cento) e Danimarca (13,1 per cento) e la più altra in Svezia (31,6 per cento) e Francia, (33,1 per cento). Qui l’Italia è anche lei sopra la media, e nella fascia alta,, terza classificata con il 28,2 per cento. Questi ultimi dati, precisa Eurostat, sono basati sul 2012 e su aziende con 10 o più dipendenti.
Tra il 2013 e il 2014 il costo del lavoro è calato solo a Cipro, in Portogallo, Croazia e Irlanda, mentre nell’intera Unione è salito dell’1,4 per cento e nell’Area euro dell’1,1 per cento. In Italia l’aumento è stato sotto la media, con lo 0,7 per cento.