Roma – “Il Piano Juncker ha una funzione anticiclica”, cioè punta a rilanciare la crescita economica. Per questo è “necessario che faccia partire presto gli investimenti, entro la fine dell’anno”. Però, “se la procedura di selezione” degli interventi “è complicata, si rischia di partire in ritardo”. E’ quanto sostiene Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp) in audizione a Palazzo Madama. Secondo il numero uno della Cdp, se la catena di selezione delle proposte diventa troppo lunga, c’è “il rischio elevato che gli investimenti arrivino quando ormai, si spera, il ciclo economico sarà già cambiato” e la ripresa avviata da un pezzo.
Oltre al fattore tempo, Bassanini segnala un altro aspetto problematico: il “controsenso” di “pretendere che le garanzie” offerte dal Feis (lo strumento finanziario del Piano Juncker) siano “considerate aiuti di Stato” se non concesse a prezzi di mercato. Si tratta di una contraddizione in seno alla Commissione Ue, secondo il titolare della Cdp, il quale sottolinea che l’orientamento riguarda “la direzione generale Concorrenza ma non altre direzioni”.
Nel corso dell’audizione è il senatore Paolo Guerrieri a far emergere la questione. “Che senso ha realizzare un piano europeo”, chiede l’esponente Pd, se le garanzie sugli investimenti vengono offerte a prezzo di mercato? In altre parole, gli investitori privati che il Piano Juncker vuole attrarre con il fondo di garanzia, appunto, non avrebbero alcun interesse ad aderire: troverebbero le stesse condizioni offerte dai tradizionali strumenti finanziari del sistema bancario.
Un ragionamento sul quale Bassanini concorda, sottolineando che in questo modo verrebbe meno “la caratteristica dell’addizionalità” del Piano Juncker. Cioè, “devono essere finanziati progetti che senza il piano non verrebbero realizzati“ – precisa il titolare della Cdp – perché considerati troppo rischiosi o troppo poco remunerativi.
Quello dei “ritorno economico” degli investimenti è un altro aspetto considerato essenziale. A questo proposito, Bassanini annuncia che “con la Bei (Banca europea per gli investimenti) stiamo ragionando su come aiutare le amministrazioni pubbliche a strutturare progetti” che rispondano al “criterio di sostenibilità”, e che quindi prevedano un ritorno del capitale e un margine di profitto “anche se nel lungo periodo”. Quello della sostenibilità, ricorda Bassanini, è un aspetto “senza il quale i progetti non saranno ammessi alla pipeline del Piano Juncker”.