Bruxelles – Con il bilancio 2016 in discussione il Parlamento europeo si avvia a lanciare la sua ‘spending review’. Niente di rivoluzionario a quanto pare, anzi, visto che si parla comunque di un aumento dei costi del 2,5%. A far crescere le spese ci saranno da una parte l’ordinario adeguamento di tutte le spese correnti del Parlamento europeo (compresi gli stipendi) all’inflazione. Insomma la tanto vituperata (negli Stati) “scala mobile” che dalle nostre parti è morta e sepolta, e che a Bruxelles peserà per l’1,6% di questo aumenti. E dall’altra parte ci saranno alcuni interventi straordinari legati a nuove misure di sicurezza che dovranno essere apportate a tutti gli edifici dell’Assemblea comunitaria, un +0,9% che però sarà una tantum.
“Certe spese no possono essere evitate, come quella per la messa in sicurezza degli edifici”, spiega David Sassoli, vicepresidente del Parlamento con delega al bilancio e agli edifici. “Con le nuove norme antiterrorismo dobbiamo modificare le sale per i controlli agli ingressi, e dobbiamo farlo in tutti i 28 edifici del Parlamento”.
Su altre voci si stanno invece studiando delle strategie per ridurre i costi. Anche qui niente di rivoluzionario ma comunque si muove qualcosa. Innanzitutto si metterà mano agli appalti per la ristorazione. “Sono 25 anni che i servizi sono gestiti dalla multinazionale Sodexo ed è assurdo visto che è proprio l’Ue invece a chiedere a Stati e regioni di aprire i suoi mercati”, afferma Sassoli. Per questo l’ipotesi in campo è quella di spacchettare il servizio, che al momento comprende mensa, panineria e ristorante del Parlamento in 5 blocchi, ognuno dei quali dovrà essere appaltato con una gara e ad aziende diverse. In questo modo si vuole evitare che siano soltanto i colossi multinazionali a riuscire a partecipare e a vincere le gare, proprio come ha fatto Sodexo risultando vincente nei bandi lanciati ogni 5 anni negli scorsi 25 anni. Al momento c’è addirittura una clausola che permette di scaricare i rischi sul Parlamento che si occupa, ad esempio, anche di coprire i costi per le derrate alimentai non utilizzate dalla ditta. “La sua sola eliminazione porterà un risparmio di 1 milione e 600mila euro l’anno”, quantifica il vicepresidente.
Altra voce su cui si cercherà di risparmiare è quella dei viaggi a Strasburgo dei bauli con tutti i documenti dei parlamentari. Si cercherà, appunto, perché non è detto che ci si riuscirà. Al momento ad ogni plenaria a Strasburgo 14 tir trasportano i bauli di parlamentari e funzionari. I servizi dell’Aula hanno ipotizzato di dimezzare le grandezze di questi bauli per dimezzare di conseguenza anche il numero dei tir necessari al trasporto. Il problema è che ci vorrebbero diversi milioni solo per comprare i nuovi bauli. Meglio sarebbe abolirli del tutto, ma non sembra sia così facile. “Io non ne ho bisogno ma non posso obbligare gli altri a fare lo stesso. Per questo ho proposto un sondaggio tra tutti gli eurodeputati in modo tale che ognuno ci metta la faccia nella decisione se abolire o meno questa pratica”, spiega Sassoli.
Altro capitolo in cui probabilmente, anche se non a partire dal 2016, ci sarà un aumento è quello delle spese per gli assistenti. Al momento l’importo mensile massimo disponibile per pagare i propri aiutanti a Bruxelles e nei collegi di provenienza è di 21.379 euro per eurodeputato. Si tratta di una somma che non è corrisposta direttamente ai parlamentari ma gestita dal Parlamento stesso che si occupa di fare i contratti alle persone scelte dai vari politici. Una cifra che a quanto pare non è abbastanza per i tedeschi che, in maniera trasversale tra tutti i gruppi politici, chiedono altri 3.000 euro al mese. La richiesta si basa sul fatto che nei 28 Stati membri il costo del lavoro è differente e così con lo stesso budget a disposizione un politico tedesco può assumere molti meno assistenti locali di uno di un Paese come la Bulgaria, la Romania o la Polonia ad esempio. “Uno dei casi limite riguarda un deputato che ha ben 43 assistenti locali e nessuno a Bruxelles”, denuncia Sassoli senza però fare nomi, “per questo proporrò un regolamento che specifichi dei minimi e dei massimi di persone che devono e possono essere assunte”. Per quanto riguarda le richieste tedesche il vicepresidente fa capire che si va verso un via libera “ma non di 3.000 euro, per noi 1.500 è ragionevole”. A beneficiare dell’aumento però saranno tutti e non solo i politici della Germania.