Bruxelles – Se l’Italia metterà realmente in atto le riforme annunciate, tra dieci anni il nostro Pil sarà cresciuto del 6% oltre le attuali previsioni di crescita. Ne è convinto Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico), che intervenendo davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo presenta anche gli scenari possibili, secondo l’Ocse, per il nostro Paese. “Abbiamo calcolato”, dice, che “se l’Italia segue le riforme presentate e le mette in atto”, si potrà registrare una “crescita aggiuntiva del Pil del 3% in cinque anni e del 6% in dieci anni”.
La chiave, insomma, restano le riforme come dimostra il fatto che, in un’Europa in cui “la crescita resta pigra”, la “disoccupazione calerà molto lentamente” e “restano inuguaglianze di reddito”, i Paesi in cui “sono state prese le decisioni necessarie per fare le riforme, vanno abbastanza bene”. È il caso, sottolinea Gurria di Irlanda, Spagna e Portogallo. In generale in Europa, l’ultimo rapporto Ocse, evidenzia “segnali incoraggianti per la crescita” anche grazie ai prezzi del petrolio ed ai bassi tassi di interesse”, ricorda Gurria. Quindi “la situazione in Europa appare leggermente più brillante” con previsioni di +1,4% nel 2015 e + 2,0 nel 2016. Bene anche l’euro che “non è debole” ed ora “è più competitivo”.
E se a livello di Stati membri occorre fare le riforme, a livello europeo occorre invece “riorientare le politiche fiscali verso la crescita, non solo verso il consolidamento”, chiede Gurria, sottolineando però che troppe deroghe agli obiettivi imposti non sono un fattore positivo: “Il prolungamento dei tempi” per il rispetto degli obiettivi, mette in guardia, “mina la credibilità” soprattutto “se alcuni paesi ottengono ripetute eccezioni alle regole”.
Bene in questo contesto l’azione della Banca centrale europea che “ha fatto sì che le economie non affondassero ancora di più” e anche il Quantitative Easing di Mario Draghi, ma, ricorda il segretario generale dell’Ocse, “i banchieri possono solo farci guadagnare tempo” mentre “le politiche per la crescita e l’occupazione non le fanno le banche ma i governi”.