Roma – L’opposizione all’accordo di libero scambio tra Usa e Ue non si fonda solo sulla contrarietà dell’opinione pubblica ma in parte è condizionata dal sostegno esterno, anche economico. Lo afferma Paolo De Castro, capogruppo S&D nella commissione Agricoltura (Comagri) del Parlamento europeo, in cui ricopre anche l’incarico di relatore permanente sul Ttip. Intervenendo all’assemblea dell’Aicig (Associazione italiana dei consorzi per le indicazioni geografiche), De Castro ha denunciato la presenza di “moltissima gente” che “paga organizzazioni per remare contro il Ttip”. Un’accusa pesante, anche perché a suo avviso “si tratta di realtà di non poco conto”.
Ascolta qui l’audio dell’intervento di De Castro:
Avvicinato da Eunews a margine dell’incontro, l’esponente del Pd non ha rivolto denunce circostanziate, ma ha invitato a guardare “ad esempio al Front Nationale: Marine Le Pen va in giro per il mondo a parlare con qualcuno, poi torna e spara a zero contro il Ttip”. Impossibile non leggere un riferimento ai rapporti tra il movimento della destra francese e il presidente russo Vladimir Putin.
Secondo De Castro, appare “strano che al Parlamento europeo ci siano circa 200 deputati contrari al Ttip a prescindere”, e tra questi “Front National, Cinque Stelle, Lega Nord, Verdi, e qualcuno della Lista Tsipras”. L’europarlamentare è convinto che ci siano “gruppi politici ed economici” interessati a “far saltare il trattato” commerciale. Tanto in alcuni Paesi europei, perché “vorrebbero fare accordi separati” con gli Usa, quanto fuori dall’Unione.
Il destino del trattato di libero scambio tra Usa e Ue è appeso a un filo e per capire se il Ttip avrà un futuro bisognerà “aspettare maggio”, secondo De Castro, che ha ricordato che allora “il Congresso americano voterà il Fast Track sul Ttip e il Parlamento europeo, sempre a maggio, si esprimerà sulla relazione Bernd Lange” sugli effetti del trattato. “Se queste due votazioni avranno esiti positivi”, secondo l’eurodeputato, vorrà dire che c’è spazio per arrivare alla chiusura dell’accordo entro fine anno, o al massimo per i “primi mesi del 2016”. Ma se si andrà oltre quella data, “si entrerà in una dinamica da campagna elettorale” a causa delle presidenziali statunitensi, avverte il relatore permanente, e quindi “diventerà impossibile” siglare un’intesa.
Se il Fast Track sul Ttip avrà l’ok negli Usa, spiega De Castro, “l’amministrazione americana sarà autorizzata a stipulare l’accordo senza possibilità emendativa da parte del Congresso”. Questo metterebbe l’Assemblea statunitense “nelle stesse condizioni del Parlamento Ue – prosegue – e cioè avrà solo la possibilità di votare sì o no” all’accordo, senza poter intervenire con modifiche. Sarebbe un chiaro segnale che a Washington i deputati sono favorevoli all’intesa commerciale. Un segnale analogo arriverebbe da Strasburgo, se il Parlamento europeo approvasse la relazione Lange sugli effetti del Ttip e sull’andamento dei negoziati.