Bruxelles – Gli accordi per gli scambi automatici di informazioni sui tax ruling “devono essere estesi a livello globale”. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, è tornato al Parlamento europeo per spiegare il pacchetto sulla nuova strategia anti evasione messo a punto dalla Commissione europea che chiede a tutti gli Stati membri uno scambio obbligatorio delle informazioni su ogni accordo fiscale fatto con le aziende, eliminando la discrezionalità concessa ai governi di decidere se e quando le loro decisioni in materia siano rilevante per altri Stati membri. “Non rimettiamo in causa principio del ruling”, ha spiegato Moscovici, “perché una impresa deve poter prevedere quanto saranno tassati i suoi proventi quando investe in un Paese Ue”, ma con la trasparenza obbligatoria “vogliamo evitare che si sia compiacenti con le multinazionali che praticano una pianificazione fiscale aggressiva”, e che sfruttano “le regole in vigore che lasciano ampio margine di manovra agli Stati membri e contengono zone grige”.
Il tax ruling è una sorta di preventivo che gli Stati fanno alle aziende in cui calcolano il loro reddito imponibile, e così sfruttando la complessità delle norme fiscali e la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri alcune multinazionali spostano i profitti nelle loro filiali nazionali in cui sono tassati meno, minimizzando così il pagamento delle tasse sugli utili. “Spesso la concorrenza è sleale”, ha dichiarato ai deputati Moscovici, secondo cui in molti casi “non sono gli Stati ma le grandi imprese che decidono il livello delle loro imposte”, e perciò bisogna combattere “questo sistema ingiusto che va a vantaggio dei più potenti a dispetto degli altri”. Ma per farlo per il commissario non si può agire solo in Europa, si farlo a livello mondiale: “Il presidente Jean-Claude Juncker ha suggerito ai leader del G20 a Brusbane che lo scambio informazioni sia globali, lo stesso ho fatto io al G20 dei ministri delle finanze a Istanbul e lo farò ancora a Washington alla prossima riunione”.