Bruxelles – Gli investimenti sono una priorità perchè rappresentano “la base del nostro futuro”, ma perchè il piano della Commissione europea abbia successo “non vanno sprecati soldi” concentrando le risorse in pochi progetti prioritari nelle tre aree strategiche di energia, banda larga e trasporti. In occasione dello BusinessEurope day dedicato agli investimenti la presidente di BusinessEurope, Emma Marcegaglia, sottolinea a Eunews anche l’importanza di un altro aspetto: bisogna sgombrare il campo dalle incertezze, facendo “chiarezza” sul funzionamento del fondo Feis per gli investimenti strategici.
Perchè la necessità di un BusinessEurope day sugli investimenti?
Perchè nell’Ue sono diminuiti drasticamente. Abbiamo perso terreno, abbiamo perso capacità attrattiva. Oggi gli investimenti privati sono l’11% in meno del livello pre-crisi del 2007. Avere questa Commissione europea che ha posto grande attenzione sugli investimenti è quindi un’occasione. La maggior parte degli impegni sarà privata, ma siamo d’accordo all’utilizzo anche di fondi pubblici, e gli Stati devono aumentare la loro partecipazione. Ci aspettiamo di più, gli investitori hanno bisogno di più.
La Corte dei conti europea ha emesso pareri critici sulla proposta di regolamento del fondo Efsi e sulla garanzia giovani, considerate le due iniziative per far ripartire l’Europa. Manca chiarezza su funzionamento ed efficacia. Non suona bene. Preoccupati?
Sulla garanzia giovani abbiamo sempre detto che non è quello ciò che risolve il problema e fa ripartire l’occupazione giovanile. Per creare lavoro serve crescita, e le imprese assumono solo se c’è crescita. Sul regolamento del fondo per gli investimenti siamo d’accordo: occorre fare chiarezza. Abbiamo detto che il grande contributo agli investimenti deve essere dei privati, ma in presenza di chiarezza, e qui dobbiamo continuare a lavorare sulle condizioni, e continueremo.
Quattro Stati membri hanno annunciato la partecipazione al fondo. I soldi impegnati complessivamente sono pochi o sono pochi i Paesi partecipanti?
I Paesi più grandi hanno dato l’esempio con la loro partecipazione, ora sarebbe importante che altri Paesi si facciano avanti. Ovviamente con contributi minori per i Paesi più piccoli, ma sarebbe importante avere la partecipazione di altri Stati.
La Grecia è sinonimo di rischio instabilità per la zona Euro? Può influire negativamente con il piano per gli investimenti?
Ovviamente siamo preoccupati, e certamente un’uscita della Grecia dalla zona Euro sarebbe un fatto molto negativo. Ma penso che il governo greco debba essere pragmatico e capire che la campagna elettorale è finita. Deve anche capire che quando si hanno dei creditori non è che si possono cambiare le regole in modo unilaterale. Mi pare che dalla parte della Germania e della Commissione europea ci sia però compresione che un’uscita della Grecia dall’Euro non sarebbe indolore. Aspettiamo la lista di riforme, che auspico vada nella giusta direzione.
Come convincere la banche a concedere credito?
Sicuramente il Quantitative Easing è uno strumento potente, che permette di dare alle banche 60 miliardi di euro al mese. Noi abbiamo detto che il credito bancario è importante ma abbiamo sempre detto anche che non è l’unico modo per avere accesso al credito. Ci sono altri strumenti, come gli equity, i bond…
Anche gli Eurobond? Voi li vorreste?
Noi saremmo già contenti se partissero i project bond. Sugli Eurobond francamente non mi pare ci sia il consenso per poter andare avanti.
La Commissione europea ci approva la legge di stabilità, la Bce con l’ultimo bollettino mensile ci rimprovera. Il vostro giudizio sull’Italia?
La mia è un’opinione complessivamente positiva. L’Italia è sulla giusta direzione per quanto riguarda le riforme. Ne cito due: il Job act e la riforma delle banche popolari. Sono due riforme imporanti. Certo, c’è ancora molto da fare. Serve uno sforzo maggiore per la riduzione della spesa pubblica e della riduzione del debito, e si deve accelerare il ritmo delle riforme. Ma la mia opionione è positiva.