Bruxelles – Addio alle quote latte. Il regime di limiti alla produzione imposti dall’Unione europea ai diversi Paesi per evitare che il mercato venga invaso da un’offerta troppo abbondante giungerà a termine il 31 marzo 2015. Un passaggio su cui Bruxelles è ottimista e non teme un eccessivo abbassamento dei prezzi del latte e dei prodotti caseari come conseguenza della possibile maggiore produzione di latte. “Negli ultimi due anni la produzione è aumentata ma i prezzi sono rimasti stabili” ha fatto notare il commissario Ue per l’agricoltura, Phil Hogan.
Si tratta dunque, secondo Hogan, “al tempo stesso di una sfida e di un’opportunità per l’Unione”: “Una sfida – ha specificato – in quanto un’intera generazione di produttori di latte dovrà abituarsi a vivere in un ambiente completamente nuovo, segnato sicuramente da una certa volatilità. Ma al tempo stesso rappresenterà indubbiamente un’opportunità in termini di crescita e di posti di lavoro”. Secondo il Commissario, “il settore lattiero-caseario ha tutto il potenziale per diventare un motore economico per l’Ue” e “le zone più vulnerabili, per le quali l’abolizione delle sistema della quote può essere considerata una minaccia, possono beneficiare della gamma di misure di sviluppo rurale legate al principio di sussidiarietà”.
Le reazioni alla fine del regime variano da Stato a Stato. Se i Paesi più competitivi nel settore come Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Belgio e repubbliche baltiche sono pronti a cogliere le nuove opportunità, altri, tra cui anche Italia e Francia, sono più dubbiosi e temono che la fine della quote latte si traduca soprattutto in una caduta dei prezzi.
Il sistema della quote latte è stato introdotto per la prima volta nel 1984, in un momento in cui la produzione dell’Ue eccedeva di gran lunga la domanda. In questa situazione ha rappresentato uno dei primi strumenti creati per superare le eccedenze strutturali. Le successive riforme della politica agricola comune dell’Ue hanno orientato il settore sempre più al mercato e, in parallelo, hanno fornito una serie di strumenti più mirati per contribuire a sostenere i produttori in zone vulnerabili, come quelle montuose, dove i costi di produzione sono più elevati. La decisione sulla data ultima per l’abolizione dei contingenti è stata presa per la prima volta nel 2003, in modo da fornire maggior flessibilità ai produttori dell’Unione per soddisfare l’aumento della domanda, soprattutto sul mercato mondiale. La data è stata riconfermata nel 2008, accompagnata da un ventaglio di misure intese a realizzare un cosiddetto “atterraggio morbido”. Nonostante le quote, negli ultimi 5 anni le esportazioni UE di prodotti lattiero-caseari sono aumentate del 45% in volume e del 95% in valore. Le proiezioni di mercato indicano che anche le prospettive di crescita per il futuro rimangono forti, in particolare per quanto riguarda i prodotti a valore aggiunto come i formaggi, ma anche per gli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari, nutrizionali e sportivi.
“In questa era dopo-quote, devono essere messi in atto i giusti strumenti per aiutare i produttori di latte e le cooperative lattiero-casearie a fare fronte agli effetti”, sottolinea Pekka Pesonen, segretario generale del Copa-Cogeca, che riunisce agricoltori e cooperative europee. “Nonostante il quadro normativo dell’Ue includa già misure di mercato che possano aiutare a proteggere i produttori contro la volatilità”, questi “non rappresentano più una vera e propria rete di salvataggio in grado di aiutare i produttori di latte nei periodi di grave squilibrio del mercato”. Per il Copa-Cogeca “altri strumenti per il controllo del rischio sono necessari”.