Lo schema della Youth Guarantee, il programa comunitario messo in campo per alleviare la piaga della mancanza di lavoro per i giovani europei, rischia di naufragare al momento dell’attuazione davanti a evidenti ostacoli che non sono stati considerati. A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti europea che ha realizzato un report incentrato sulla valutazione, da parte della Commissione, dei piani di attuazione della Garanzia giovani in cinque Stati membri: Francia, Irlanda, Italia, Lituania e Portogallo. Il primo, e forse più significativo problema individuato dalla Corte dei conti, è “l’adeguatezza del finanziamento complessivo” che rischia di rivelarsi non proporzionato alle necessità, visto che “la Commissione – evidenzia il report – non ha condotto una valutazione d’impatto specificando costi e benefici attesi, benché questa sia la procedura convenzionale per tutte le sue grandi iniziative”. In sostanza, dunque, “non sono disponibili informazioni sul potenziale costo globale dell’attuazione del sistema nell’intera Ue” e il “rischio che il finanziamento complessivo non sia adeguato” c’è.
Se è vero che dal 2014 al 2020 il sistema sarà in parte finanziato dal bilancio Ue per un importo di 12,7 miliardi di euro, toccherà però anche agli Stati membri fare la propria parte, erogando fondi aggiuntivi a copertura non solo degli interventi indirizzati ai disoccupati ma anche delle misure riguardanti riforme strutturali fondamentali in settori come formazione, collocamento e istruzione. L’ammontare di questi finanziamenti a livello nazionale, fa però notare la corte dei Conti, non è ancora chiaro: “Nove Stati membri non hanno fornito informazioni alla Commissione mentre gli altri Paesi hanno trasmesso informazioni con livelli di dettaglio diversi”. Le stime della Commissione parlano di una dotazione complessiva, tra i fondi Ue e gli Stati membri, di 16,7 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Ma secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, il costo di attuazione dello schema potrebbe raggiungere potenzialmente i 21 miliardi di euro l’anno. Ecco che il finanziamento complessivo previsto dall’Ue si rivelerebbe completamente inadeguato. Insomma “il futuro successo della Garanzia per i giovani non è scontato, dal momento che restano senza risposta interrogativi importanti”, mette in guardia Iliana Ivanova, il Membro della Corte responsabile della relazione.
L’entità del finanziamento non è infatti l’unica criticità individuata dalla Corte dei conti. Una seria mancanza viene riscontrata anche nell’assenza di una definizione di cosa si intenda per offerta di lavoro “qualitativamente valida”. Nell’adottare il sistema di Garanzia giovani, nel 2013, il Consiglio dei ministri dell’Ue e il Consiglio europeo hanno infatti stabilito che compito degli Stati sarà quello di fare si che, entro quattro mesi dall’uscita dal ciclo di istruzione formale o dall’inizio della disoccupazione, i giovani possano trovare un lavoro “qualitativamente valido”. Peccato però, fa notare l’indagine della Corte dei conti, che la mancanza di una chiara definizione di cosa si intenda con questa locuzione “rischia seriamente di causare un’attuazione del sistema inefficace e incoerente all’interno dell’Ue”.
La terza perplessità è causata dal modo in cui la Commissione monitora i risultati del sistema e li comunica. Secondo la Corte dei Conti, l’esecutivo comunitario dovrebbe porre in essere un sistema di monitoraggio completo, ad oggi inesistente, che comprenda “sia le riforme strutturali sia le misure indirizzate ai singoli individui”. I risultati di un simile monitoraggio, “andrebbero comunicati sia al Parlamento sia al Consiglio”.