Roma – L’Ue ha dato il via libera: la vera pajata può tornare sulle tavole. Il piatto tipico romano, a base di intestino di vitello da latte, da 14 anni era stato sostituito con la stessa parte ma di agnello. Dopo la modifica del regolamento introdotto nel 2001 per arginare il rischio della diffusione della Bse (la cosiddetta sindrome della mucca pazza) – avvenuta mercoledì 17 marzo, con la decisione del Comitato permanente vegetali, animali, derrate, alimentari e mangimi – i rigatoni con la pajata tornano a essere nel menù delle osterie e delle famiglie romane nella loro versione originale.
La prima a festeggiare è stata la Coldiretti, che ha organizzato subito una ‘maxipajata’ al centro congressi di Palazzo Rospigliosi, nella Capitale. L’associazione degli agricoltori e allevatori pressava Bruxelles per cancellare il divieto, dal momento che dal 2009 non si sono più registrati casi di mucca pazza in Italia, e il nostro Paese è “nella ristretta cerchia dei 19” su 178 aderenti all’Oie (Organizzazione mondiale per la sanità animale) a essere classificato a “rischio trascurabile” per la Bse.
Per il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, il via libera alla pajata rappresenta un risultato importante “per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori, che oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico ha anche effetti su quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano in un difficile momento di crisi”.