Bruxelles – I ventotto Stati membri “all’unanimità hanno dato il mandato alla Commissione europea per negoziare il Ttip”, e quindi ora “sta a loro convincere i cittadini della sua importanza”. La commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmström, in un dibattito all’European policy center di Bruxelles è tornata a parlare del trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti e dello scarso consenso che gode tra i cittadini comunitari. Un consenso che, nonostante quanto evidenziato da una consultazione fatta dallo stesso esecutivo, a suo avviso non sarebbe a livelli così bassi, anzi. “Se guardiamo a diversi sondaggi ci accorgiamo che in alcuni Paesi c’è un uno scetticismo molto forte e grande contrarietà al Ttip”, ma “se guardiamo all’Ue nel suo insieme, nella maggior parte dei Paesi una grande maggioranza di cittadini è a favore”, secondo “due tre diversi sondaggi”, ha affermato la commissaria. Insomma per Malmström anche se “leggendo i giornali in alcuni Stati sembra che la massa degli europei sia contraria”, in realtà sarebbero “3 o 4” quelli in cui c’è una forte opposizione.
Ma bisogna comunque lavorare molto se si vuole far crescere la popolarità di questo trattato, e per farlo è necessario innanzitutto “aumentare la trasparenza”, e poi “raggiungere i diversi stakeholders, parlarci e ascoltare le loro preoccupazioni”. Ma il grosso del lavoro non può farlo Bruxelles, devono farlo gli Stati. “La Commissione non può certo convincere i cittadini tedeschi o austriaci che sono scettici”, 28 Stati membri “hanno chiesto unanimemente alla Commissione di negoziare questo accordo” e quindi “ora devono mostrare capacità di leadership e rapportarsi con i loro cittadini per spiegare le cose, calmare le preoccupazioni e far capire che il Ttip è per il bene del loro Paese”.
Per questo Malmström si è detta “molto felice”, che “il Consiglio europeo la settimana scorsa abbia reiterato il suo forte supporto a questo accordo”. Un accordo che per essere approvato avrà bisogno del consenso dei cittadini europei. O almeno dei loro rappresentanti. “Alla fine delle trattative tutti gli Stati devono acconsentire, quindi se un solo Paese o il Parlamento europeo dice no non ci sarà nessun accordo”, ha concluso.