Bruxelles – “La Bce non ricatta la Grecia”. Il Paese ellenico ha ricevuto prestiti che deve restituire, punto e basta. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, respinge critiche e accuse e in occasione dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo ribadisce che ci sono delle regole, e le regole vanno rispettate. “C’è un programma con delle misure concordate”, ricorda il numero uno dell’Eurotower. Ci sono alcune misure, com’è noto, che non vanno a genio ad Atene, ma questo non è necessariamente un problema. L’Eurozona è pronta a discuterne, e “vedere come vanno riavviate”. Così come, quando possibile, Francoforte è pronta a venire incontro alle esigenze del Paese ellenico. La Bce “è pronta a reintrodurre l’eccezione per i bond greci non appena ci saranno le condizioni per concludere positivamente il programma”. In sostanza, la Banca centrale è pronta ad acquistare titoli di Stato greco, e questo per Draghi prova che “la Bce non ricatta la Grecia”. Ma va capito qual è la situazione. “Non possiamo accettare i titoli greci come garanzie in un momento in cui le condizioni sono tali da presupporre una revisione del programma”, la Bce da sola “è esposta per 104 miliardi di euro, pari al 65% del Pil greco”, e che in una situazione quale quelle greca il governo greco “dovrebbe impegnarsi a onorare in pieno i propri obblighi di debito verso tutti i suoi creditori”.
La Bce, in sostanza, non detta regole. Al contrario, è pronta ad aiutare. Ma vuole la restituzione del prestito e garanzie in tal senso. Draghi sembra rivolgersi ad Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis – primo ministro e ministro delle Finanze ellenici – quando sostiene che quello che occorre oggi è “mettere in piedi un dialogo tra Atene e le tre istituzioni perchè si possa arrivare ad un esito positivo della revisione del programma”. Basta cincischiare, adesso servono volontà, impegno e fatti reali. Un monito che diventa per tutti quando il presidente della Bce torna sul tema delle riforme. “I risultati positivi del nostro programma di acquisto non devono distrarre altri dal dare il loro contributo”. E’ un principio trito e ritrito: ognuno deve fare la propria parte, e Draghi è a Bruxelles per ricordarlo ancora un volta. “Credo che la nostra politica monetaria possa essere accompagnata dalle riforme strutturali”. Queste ultime possono essere invocate o suggerite da Francoforte, ma “la realizzazione ultima spetta ai governi”. Loro non devono perdere tempo. Qui come sul fronte per gli investimenti. Per Draghi “è fondamentale” che gli Stati membri dell’Eurozona contribuiscano al fondo Feis per gli investimenti, lo strumento di finanziamento del piano Juncker. “Il rilancio degli investimenti è l’ingrediente fondamentale perchè la ripresa ciclica diventi strutturale”.