Bruxelles – Gli investimenti nell’istruzione di qualità dovrebbero essere considerati fuori dal deficit. Lo chiede il governo italiano e lo conferma il vice presidente della Commissione europea con la delega al Piano per gli investimenti Jyrki Katainen, parlando questa mattina ad un incontro ristretto organizzato dall’European Policy Centre (Epc) a Bruxelles.
“Abbiamo bisogno di persone ben formate, molto qualificate”, per affrontare e vincere “la sfida della crescita e combattere la disoccupazione”, ha detto Katainen, e dunque “le spese in questo settore dovrebbero essere considerate fuori dal deficit degli Stati”.
Il Fondo europeo per gli investimenti previsto dal Piano Juncker però stenta a partire. Il problema è che arrivano pochi fondi, pubblici e privati. Per quelli degli Stati Katainen ha mostrato un qualche ottimismo, “dopo Germania, Italia, Francia e Spagna ho l’impressione che altri Paesi stiano arrivando”. Ma i privati ancora stentano. “In giro c’è molta liquidità, moltissima – ha affermato il vice presidente della Commissione – e anche i tassi sono molto bassi, eppure gli investimenti a lungo termine, oggi, sono del 15 per cento inferiori alla media. La colpa è anche dei decisori politici – ammette – da molti anni si attendono riforme strutturali che stentano ad arrivare, per stimolare, aprire i mercati, per renderli flessibili, per aumentare la credibilità”. La Commissione, spiega, “non può modificare le legislazioni degli Stati, ma può fare la sua parte perle regole europee, e spero davvero che questo esecutivo venga ricordato come quello che ha rilanciato e dato sostanza al Single Market”.
Intanto però si cercano soldi, e in fretta, ed anche quelli cinesi possono andar bene. “Siamo pronti a cooperare con gli investitori cinesi – ha annunciato Katainen – per grandi investimenti a lungo termine. Credo che potremo lavorare molto bene con loro”.
Per invogliare i privati la via è quella dell’integrazione del mercato, e dunque dopo l’Unione bancaria, il lancio di quella energetica, ha detto Katainen, “dobbiamo lavorare per integrarci di più,anche per recuperare il rischio di una perdita di legittimazione da parte dei nostri cittadini, che cominciano a non avere neanche più fiducia tra loro di Paese in Paese”. Katainen sta girando tutti i Ventotto Paesi dell’Ue per promuovere il Piano degli investimenti, e scopre che “tutti gli imprenditori innovativi chiedono più o meno le stesse cose, dal Portogallo alla Germania”. E per rispondergli la cosa da fare è una “avere come priorità lo sviluppo del Mercato unico in tre settori: digitale, energia e mercato dei capitali”. In particolare Katainen è preoccupato per il copyright, “settore nel quale siamo n una situazione di loose-loose che va superata”. Deve anche cambiare e questo processo va favorito, “la mentalità di imprenditori che capiscono il valore di un’autostrada per le auto ma non di quella digitale: troppe persone ancora vivono nel mondo fisico e non in quello digitale”.
Altro passaggio fondamentale, ha concluso il vice presidente, è l’economia circolare, “saper risparmiare, saper ottimizzare il ciclo produttivo vuol dire anche importare meno materie prime, cosa che rafforzerebbe molto l’economia europea”.