Scambio di informazioni obbligatorio sugli accordi fiscali anticipati (o ‘tax ruling’), quadro normativo comune per il passaggio dei dati, chiarezza sulle regole, via la discrezionalità sul segreto. La Commissione europea presenta la nuova strategia anti-evasione varando proposte per aumentare la trasparenza fiscale. Nato in seguito alle pressioni montate attorno alla figura del presidente dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, dopo il caso LuxLeaks, il pacchetto impone a tutti gli Stati membri uno scambio obbligatorio (oggi è facoltativo) di tutte le informazioni su ogni accordo fiscale con le aziende, eliminando la discrezionalità concessa ai governi di decidere se e quando le loro decisioni in materia fiscale siano rilevante per altri Stati membri. Ancora, si prevede un “regolare” rapporto trimestrale sullo scambio di informazioni (anche quello attualmente discrezionale). Infine si intende definire quali accordi fiscali debbano essere oggetti di scambio tra Paesi, cosa oggi non chiara. La direttiva non prevede sanzioni dirette per gli Stati ma la Commissione, una volta scoperto un eventuale caso di violazione delle regole, potrà aprire una procedura di infrazione.
Il tax ruling è una sorta di preventivo che gli Stati fanno alle aziende in cui calcolano il loro reddito imponibile, al momento ogni Stato membro ne ha una diversa, e così sfruttando la complessità delle norme fiscali e la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri alcune multinazionali spostano i profitti nelle loro filiali nazionali in cui sono tassati meno, minimizzando così il pagamento delle tasse sugli utili. Il tutto con la complicità di alcuni Paesi che favoriscono la cosa pur di attirare queste grandi aziende sul proprio territorio. Il pacchetto sulla trasparenza fiscale mira a garantire che gli Stati membri dispongano delle informazioni di cui hanno bisogno per proteggere le loro basi imponibili ed individuare le aziende che cercano di evitare di pagare la loro giusta quota di tasse.
Da qui la decisione della Commissione Ue di eliminare i margini di discrezionalità e interpretazione su quali informazioni devono essere scambiate. Gli Stati membri dovranno ora condividere automaticamente le informazioni sulle loro decisioni fiscali. Ogni tre mesi le autorità fiscali nazionali dovranno inviare una breve relazione a tutti gli altri Stati sulle decisioni fiscali transfrontalieri che hanno emesso. In questo modo i governi potranno richiedere informazioni più dettagliate su una particolare decisione. Il pacchetto ora sarà posto all’attenzione di Parlamento e Consiglio Ue, con gli Stati membri chiamati a trovare un accordo entro la fine dell’anno, così da permetterne l’entrata in vigore dal primo gennaio 2016. Un obiettivo alla portata, visto che al Consiglio europeo di dicembre i capi di Stato e di governo si erano detti d’accordo sulla necessità di procedere in tal senso.
“E’ finita la tolleranza per le aziende che evitano di pagare la loro giusta quota di tasse e per i regimi che glielo consentono”, scandisce il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici. “Dobbiamo ricostruire il legame tra cui le aziende fanno davvero i loro profitti e dove sono tassati, e il pacchetto di oggi si prefigge proprio questo”. La direttiva, come spiegato da Moscovici, sarà retroattiva di 10 anni, in modo da scoprire chi in passato ha approfittato delle maglio troppo larghe della legislazione attuale. “La retrattività è una questione molto importante, un punto di sostanza e decisivo per la Commissione”, ha affermato.
E non è che l’inizio, perchè “nei prossimi mesi presenteremo un piano d’azione sulla tassazione delle imprese”, annuncia Valdis Dombrovskis, commissario per l’Euro e il dialogo sociale. L’intenzione dell’esecutivo Juncker è presentarlo a giugno, e il testo allo studio si concentrerà sulle misure per una più equa tassazione delle imprese, compreso il rilancio della base imponibile comune consolidata per le società (Ccctb).