Un semestre di presidenza dell’Ue tutto sommato positivo: è il quadro che emerge dalla ‘scorecard’ elaborata da Transparency International per valutare il periodo a guida italiana del Consiglio dell’Unione europea. L’iniziativa rientra nell’ambito di un progetto sponsorizzato dalla Commissione europea, che prende in considerazione 4 semestri per valutarli dal punto di vista della trasparenza e dell’impegno contro la corruzione. Più precisamente si tratta dei semestri lituano, greco e italiano già trascorsi, e di quello lettone in corso.
L’impegno per la lotta alla corruzione è stato particolarmente apprezzato dall’organizzazione che ha condotto l’analisi. Virginio Carnevali, presidente di Transparency Italia, ha sottolineato “l’investimento che il governo ha condotto sull’Autorità nazionale anticorruzione (che ha ospitato il convegno, elogiando “l’azione positiva” dell’esecutivo anche in occasione del semestre di presidenza Ue, contro “la corruzione che è ormai diventato un fenomeno sociale”.
L’accordo raggiunto con la Commissione e il Parlamento europeo sulla quarta direttiva antiriciclaggio, proprio in chiusura del periodo di presidenza italiano del Consiglio, è il fiore che Transparency appunta all’occhiello del nostro Paese. Carl Dolan, direttore dell’ufficio bruxellese della ong, riconosce all’Italia il merito di aver “superato molte resistenze legali sulla creazione dei registri” sulla effettiva proprietà delle imprese, soprattutto perché molte di queste “provenivano dalla Germania, e non è facile scontrarsi con Berlino in materia legale”.
Il nostro paese ha dimostrato un notevole impegno anche per l’avanzamento di alcuni dossier legati alla lotta alla corruzione. Transparency ha sottolineato i progressi fatti grazie alla presidenza italiana sul testo del regolamento istitutivo della Procura europea (Eppo), tema al quale Transparency ha riservato una attenzione particolare, dedicando all’argomento un panel a cui ha preso parte il nostro corrispondente Domenico Giovinazzo. Sebbene i negoziati in seno al Consiglio giustizia siano lungi dall’essere vicini a un accordo, il direttore dell’ufficio Affari legislativi Internazionali del ministero della Giustizia, Lorenzo Salazar, si è detto “ottimista” sul raggiungimento di una intesa. Almeno “per arrivare a una cooperazione rafforzata tra un numero significativo di Stati”.
Altrettanto positivo il giudizio della ong sul contributo italiano alla direttiva per la lotta alle frodi lesive degli interessi finanziari dell’Ue. Durante la guida italiana del Consiglio, Trasparency ha registrato una accelerazione grazie ai diversi incontri trilaterali (Consiglio, Parlamento Ue e Commissione) organizzati per trovare una intesa su un testo definitivo. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il provvedimento è ancora in fase di stallo.
Una promozione, per l’Italia, anche sulla trasparenza della gestione della presidenza, almeno al livello di discussione. Sono state di facile accesso le informazioni riguardanti gli obiettivi del semestre, i quali non si discostavano dall’agenda nazionale e da quella europea. Per la ong è segno che non c’è stata influenza da parte di gruppi di pressione.
Altrettanto positivo è stato giudicato il livello di apertura nei confronti dei cittadini, con la divulgazione di notizie e il coinvolgimento degli ‘stakeholders’. Sotto questo profilo, anche al livello di impegno in sede europea l’Italia si è dimostrata molto attiva con la pressione per la pubblicazione dei mandati negoziali sul Ttip. Il sottosegretario Giacomo “Calenda è riuscito non solo a far declassificare, ma anche a far pubblicare i mandati”, ha sottolineato Jonny Koerner, coordinatore del progetto di Transparency, aggiungendo che “forse può sembrare un risultato solo simbolico, ma dimostra l’impegno di tutta la presidenza verso la trasparenza”.
Meno positivo il giudizio sulla gestione finanziaria. Sebbene l’Italia abbia previsto un budget di “appena 56 milioni di euro” rispetto a Paesi ben più piccoli ma più spendaccioni (la stessa Lettonia prevede una spesa di 100 milioni), e alla fine ne abbia spesi solo poco più di 30, tanto il bilancio previsionale quanto quello consuntivo sono risultati di difficile accesso, lamenta Chiara Putaturo, coordinatrice italiana dell’indagine, secondo la quale “se l’Italia ha speso meno del previsto, a maggior ragione avrebbe dovuto pubblicizzare meglio i documenti rendendoli più facilmente accessibili”.