Roma – “L’Italia è passata dall’occupare, negli anni ’90, le prime posizioni per incentivi erogati in rapporto al PIL (valori ben al di sopra della media UE) ad essere il paese con il minore sostegno pubblico dopo Bulgaria ed Estonia nell’ambito dell’UE a 28 paesi)”. E’ quanto si legge nella sintesi del rapporto del Centro studi specializzato sulle politiche pubbliche “Met” per il 2015. L’analisi ha preso in considerazione tutti i tipi di aiuti, dagli sgravi fiscali alle agevolazioni per i finanziamenti, erogati dalle istituzioni pubbliche, che si trattasse di risorse dello stato centrale, delle Regioni o relative ai cofinanziamenti dei programmi europei. Il risultato dell’indagine mostra “il progressivo disimpegno della politica industriale in Italia, che dalla fine degli anni ’90 si protende fino al 2013 in termini di risorse erogate”.
L’austerity non è la principale responsabile, secondo il Met. Infatti “il progressivo e forte calo delle risorse dedicate, non pare poter essere riconducibile al solo effetto degli accresciuti vincoli di bilancio, ma ad una tendenza consolidata che ha radici lontane”. Una tendenza partita almeno venti anni fa, sostiene il centro studi, accentuandosi “fortemente nell’ultimo decennio”.
Il trend non riguarda solo i valori assoluti, ma anche il rapporto con altri Paesi. Nel triennio 1992-1994, fa notare il Met, “gli aiuti di Stato alle imprese italiane”, con l’esclusione di quelli rivolti al settore ferroviario, “equivalevano all’1,43% del Pil, contro una media europea dell’1,07%”. Nel 2013, mentre la media europea è calata allo 0,48%, l’Italia ha raggiunto “il minimo storico dello 0,23%, inferiore anche al valore del Regno unito (0,24%) tradizionalmente collocato sui valori più bassi di intervento pubblico”. Pure altri nostri “competitor” europei fanno registrare fanno valori ben superiori, come la Germania (0,63%) e la Francia (0,44%).
Il rapporto Met è cautamente ottimista sul futuro: “il disimpegno dalla politica industriale sembra ormai alla fine”. Nel documento si sottolinea che “dal 2012 si sono succeduti numerosi provvedimenti che hanno indicato, proposto o rifinanziato strumenti vecchi e nuovi” per il sostegno dell’industria. I loro effetti dopo il 2013 sono ancora difficili da valutare, secondo il rapporto, ma dovrebbero essere positivi. Tuttavia, rimangono ancora elementi di criticità. Per i curatori del rapporto “manca un’adeguata definizione strategica e la messa a punto di obiettivi di ampia portata correttamente definiti”.
Per quanto riguarda la situazione più generale del sistema industriale nel nostro Paese, il Met sottolinea come “il valore della produzione industriale è crollato di circa 25 punti percentuali tra il 2007 e il 2014”. Se le esportazioni hanno tutto sommato retto, al pari di quanto è avvenuto nel resto dell’Ue, lo studio mette in luce “il crollo della domanda interna”, che rappresenta “il fardello determinante“. Il centro studi registra comunque “timidi segnali di ripresa” per il sistema industriale italiano, ma avverte che sono “privi ancora di un carattere consolidato” e dunque “dovranno trovare conferma” nelle future analisi.