Bruxelles – Né accordo né sintesi, ma piccoli “passi avanti” sul biologico, secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. I Paesi Ue restano divisi sulla proposta di regolamento per l’agricoltura bio, mantenendo ciascuno la propria posizione. Si muove poco o nulla insomma, ma nonostante tutto si sceglia la via dell’ottimismo, almeno per parte italiana. Una premessa d’obbligo: al consiglio Agricoltura di oggi non era prevista alcuna decisione ma solo una discussione, propedeutica – almeno secondo gli auspici – a passi avanti utili per un accordo successivo. Alla fine però i ventotto non si avvicinano, e sul dossier si registra uno stallo sempre più pericoloso via via passa il tempo. Per trovare una quadra mancano ancora due sessioni: la presidenza lettone del Consiglio Ue intende chiudere il dossier nel consiglio Agricoltura di maggio. La Commissione si è posta altre scadenze e altre obiettivi: attende progressi significativi (non un accordo) entro giugno, ‘pena’ il ritiro del testo. E’ l’aut-aut posto nel tentativo di rivitalizzare un dossier giunto a un punto morto. “Sappiamo che si tratta di uno dei dossier più delicati, ma lavoriamo perchè si arrivi ad un punto di vista innovativo”, spiega Martina al termine dei lavori. L’obiettivo è trovare una sintesi. Un ritiro della proposta da parte della Commissione? “Mi auguro che a giugno non accada”. Auspici a parte poco da segnalare, se non dei “passi avanti sicuramenti compiuti”.
A bloccare l’iter legislativo in Consiglio due questioni in particolare: presenza di residui di pesticidi e sistema di controlli. C’è chi sostiene che i prodotti agricoli, per essere certificati “biologici”, non debbano avere la presenza di sostanza non autorizzate, il che vuol dire soprattutto pesticidi. Una posizione sposata da Italia e Francia, ma su cui incombe l’opposizione di Austria, Paesi Bassi e, sia pur meno apertamente Germania. La motivazione addotta è che coltivazioni biologiche possono essere contaminate da quelle di campi limitrofi, non biologiche, e dunque sarebbe eccessivo punire il coltivatore bio. E poi i controlli: si dovrebbero avere controlli una volta l’anno per tutti? Per l’Italia sì, perchè “se riduciamo i controlli mandiamo un messaggio negativo al consumatore”, secondo il ministro Martina. Ma anche qui Paesi Bassi e Austria alzano le barricate. Fermo restando che in linea di principio il Regno Unito non vede la necessità di cambiamenti significativi. Insomma, c’è anche il ‘no, thanks’ britannico. La Francia nutre dubbi sul passaggio dall’equivalenza alla conformità per le importazioni di prodotti biologici da Paesi terzi: Parigi non ritiene che conformità ai requisiti Ue non sia sinonimo di prodotto equivalente. Teme, in sostanza, un allargamento delle maglie nei sistemi di controllo.
Martina parla di passi avanti, ma sembra essersi mosso molto poco. Un’impressione confermata dallo stesso responsabile per le Politiche agricole nel suo interveno pubblico. “La ricerca di un consenso non può sfociare in una conservazione dello status quo”. In quel caso l’Italia sarebbe in sostanza pronta a non sostenere le proposte del Consiglio. Si lotta contro il tempo, per evitare uno scenario che – se le cose restano come sono – appare difficile da scongiurare.