Bruxelles – L’Italia “sarà in prima fila” in un’eventuale missione dell’Unione europea in Libia perché “ne va del nostro interesse nazionale e della nostra sicurezza”. A garantire il massimo impegno italiano è il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni al termine di una riunione dei ministri degli Esteri dei Ventotto che ha dato incarico all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, di “presentare il prima possibile proposte per possibili attività” europee in Libia volte a sostenere un’eventuale soluzione politica a cui si sta lavorando sotto la guida delle Nazioni Unite. “Ad oggi possiamo dire che l’Italia farà la sua parte”, spiega il titolare della Farnesina, secondo cui il nostro Paese “non da solo ma insieme a Paesi occidentali, Paesi africani e arabi”, “sarà parte importantissima” delle iniziative in Libia.
Iniziative, mette in guardia Gentiloni, che è sbagliato presentare come “missioni militari interventiste” perché “in un Paese complicato e di grandi dimensioni come la Libia”, gli interventi possono essere “solo meccanismi ausiliari in aiuto a un nuovo governo libico”. La precondizione per immaginare un intervento dell’Ue in Libia, ripete il capo della diplomazia italiana, resta infatti che si arrivi, tra questa settimana e la prossima, al buon esito dei negoziati in corso, con la creazione di un governo di unità nazionale con le forze disponibili a parteciparvi. Un risultato, sottolinea Gentiloni, più probabile oggi che in passato: “La mia impressione – spiega il ministro – è che ci siano margini maggiori perché obiettivamente la lotta al terrorismo vede unite le diverse fazioni che si combattono in Libia”.
Se si raggiungesse questa “base minima sufficiente dal punto di vista del processo politico”, l’Ue “è pronta ad agire” con una missione che, secondo quanto riporta Gentiloni, potrebbe svolgersi fondamentalmente su tre versanti. Per prima cosa il “monitoraggio del cessate il fuoco”, poi “l’addestramento di forze di sicurezza locali” e infine il versante economico con “un pacchetto di misure molto rilevanti”. Ad essere coinvolti per il nostro Paese, spiega ancora il ministro degli Esteri, potrebbero essere carabinieri ma anche forze di polizia.
Per ora queste sono le possibilità allo studio ma sarà l’Alto rappresentante a presentare proposte concrete “al più tardi – garantisce Mogherini stessa – al prossimo consiglio Esteri”, che è in programma il 20 aprile. Per un primo indirizzo politico se ne comincerà a discutere già al vertice dei capi di Stato e di governo di questa settimana, che vede la Libia tra i punti all’ordine del giorno.
“Quello di cui si parla – specifica ancora Gentiloni – non è inviare una missione di peacekeeping” ma l’Italia, dal canto suo “è non solo disposta, ma assolutamente pronta a fare la sua parte nei contesti che saranno decisi dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale”. E cioè anche in eventuali “missioni di peacekeeping condotte da gruppi di Paesi” sotto la guida Onu.