Bruxelles – Quasi il 3 per cento degli alimenti in commercio in Europa contiene un livello di pesticidi superiore alle norme, e nella metà dei casi, considerando anche la possibilità di un errore nella misurazione, molto oltre i livelli consentiti. Secondo l’Autorità alimentare europea (Efsa) è “improbabile” che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti abbia un effetto a lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto concerne l’esposizione a breve termine, il rischio per i cittadini europei esposti a livelli nocivi di residui attraverso la dieta è stato giudicato “basso”. Non del tutto tranquillizzante.
E’ quanto emerge dal rapporto annuale in materia dell’Efsa, che spiega che in quasi il 55 per cento dei casi gli alimenti sono risultati privi di tracce rilevabili di sostanze chimiche. I lavoro, del 2013, ha riguardato quasi 81.000 campioni di alimenti provenienti da 27 Stati membri dell’UE, Islanda e Norvegia.
I campioni di un’ampia varietà di prodotti alimentari, lavorati e non, sono stati analizzati per rilevare l’eventuale presenza di 685 pesticidi. I risultati principali sono riportati che:
- il 97,4 per cento dei campioni analizzati rientrava nei limiti di legge;
- il 54,6 per cento era privo di residui rilevabili;
- l’1,5 per cento superava nettamente i limiti di legge, tenendo conto dell’incertezza di misurazione, dando così l’avvio a sanzioni legali o amministrative nei confronti degli operatori del settore alimentare responsabili;
- Residui di più di un pesticida (residui multipli) sono stati rilevati nel 27,3% dei campioni.
La maggior parte dei campioni (68,2 per cento) era stata prelevata da alimenti di origine europea, mentre il 27,7 per cento proveniva da alimenti importati da paesi terzi. La percentuale di campioni da paesi terzi che superava i limiti di legge era più elevata (5,7 per cento) rispetto ai Paesi dell’UE/SEE (1,4 per cento). Tuttavia, i tassi di superamento per gli alimenti importati sono diminuiti di quasi due punti percentuali (dal 7,5 per cento) dal 2012.
Una parte della ricerca è stata svolta a livello degli Stati, che hanno sottoposto a test 11.582 campioni di 12 prodotti alimentari: mele, cavolo cappuccio, porro, lattuga, pesche, segale o avena, fragole, pomodori, latte vaccino, carne di maiale e vino. I risultati hanno evidenziato che il 99,1% dei campioni analizzati conteneva livelli di residui entro i limiti ammissibili e che quasi il 53% dei campioni non conteneva residui misurabili.
Rispetto ai risultati del 2010, quando erano stati analizzati gli stessi prodotti alimentari, eccetto il vino, la percentuale di campioni che superano i limiti di legge è diminuita per tutti i prodotti esaminati.