L’Unione energetica è fondamentale in quanto al momento in Europa “la sicurezza degli approvvigionamenti non è ottimale”. Jean-Claude Juncker, parlando alla Plenaria di Strasburgo, ha sottolineato che “l’Europa importa il 53% dell’energia che consumiamo”, e una percentuale così elevata di importazioni ha un costo altrettanto alto: “Circa 400 miliardi l’anno, il che significa più di un miliardo al giorno”. Si tratta, per il presidente della Commissione “di soldi che faremmo bene a risparmiare”. Non solo. In Europa “il prezzo dell’elettricità è del 40% più alto che negli Usa”, e questo “in termini di competitività relativa ci toglie strumenti per svilupparci di pari passo con loro”.
“Non posso immaginare che alcuni preferiscano rafforzare Paesi come la Russia piuttosto che avere un’Unione energetica forte per far fronte alle nostre sfide”, gli ha fatto eco il primo vicepresidente Frans Timmermans, anche lui in audizione a Strasburgo. Per Timmermans l’Unione energetica “deve essere garantita se non vogliamo più essere dipendenti da combustibili fossili e fonti esterne”, e deve significare “utilizzare più fonti rinnovabili”, il che porterà “una vita migliore per i nostri cittadini, maggiore stabilità nell’Ue e una posizione più forte in questo mondo così competitivo”.