L’Eurozona continuerà a vivere una situazione di bassa inflazione per tutto il 2015, per poi vedere tornare a crescere gradualmente il tasso a partire dal prossimo anno che dovrebbe attestarsi vicino alla quota di riferimento del 2% nel 2017. Lo dice il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, intervenendo alla Watchers Conference di Francoforte.
Le proiezioni dello staff della Bce per l’inflazione questo anno “sono state riviste al ribasso, allo 0%”. Stime che riflettono il crollo dei prezzi del petrolio. “Ma ci sono buoni motivi per ritenere che tale shock non si protrarrà oltre il 2015”, rileva il presidente dell’Eurotower, e in tal senso le proiezioni per l’inflazione della Bce sono dell1,5% per il 2016 e dell’1,8% nel 2017. Un’impennata sostenuta da una ripresa dei prezzi del greggio e “dall’impatto favorevole delle nostre recenti misure di politica monetaria sulla domanda aggregata”, sottolinea Draghi, secondo cui le decisioni prese dalla Banca centrale europea “hanno ridotto in modo significativo i rischi di un ricadute”. Draghi si riconosce dunque il merito di aver creato condizioni favorevoli al sostegno della ripresina in corso nell’Eurozona. “Il Pil dell’area Euro è cresciuto dello 0,3% nell’ultimo trimestre del 2014, più del previsto. Certamente questi miglioramenti non possono essere attribuiti solo alla nostra politica monetaria, ma questa sta certamente sostenendo la ripresa”, nonché difendendo l’integrità e la stabilità di Eurolonadia, dato che il lancio della maxi operazione di acquisto di titoli pubblici da parte della Bce (Quantitative Easing) “può proteggere i Paesi dell’Eurozona dal contagio”.
Ora spetta agli Stati fare qualcosa. Un concetto non nuovo, anzi. Draghi ha più volte chiesto nel corso di questi anni che i governi accelerino con le riforme. Le politiche monetarie della Bce “possono sostenere una ripresa più solida e più rapida”, certo, ma i governi nazionali “possono creare un ambiente più attrattivo per gli investimenti attraverso un’attuazione rapida, credibile ed efficace di riforme strutturali”. Questo perchè “politica monetaria orientata alla stabilità dei prezzi e riforme strutturali vanno di pari passo”.