Bisogna sostenere i diritti sessuali delle donne assicurando “un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”. La relazione Tarabella sull’uguaglianza di genere tra uomo e donna è riuscita ad ottenere il consenso del Parlamento di Strasburgo ed stata approvata con 441 voti favorevoli, 205 contrari e 52 astensioni. “Questo voto assolve l’affronto della bocciatura della relazione nella scorsa legislatura”, ha esultato il relatore del testo Marc Tarabella. Il socialista italo belga è riuscito dove aveva fallito la portoghese Edite Estrela nel dicembre 2013, ovvero nel mettere d’accordo l’Aula su un testo che, seppur non ha valore legislativo, è comunque un segnale politico forte lanciato agli Stati membri sul diritto all’interruzione di gravidanza.
Ma per farlo Tarabella ha dovuto fare un grande lavoro di mediazione e cedere sulla perentorietà delle affermazioni sull’autodeterminazione femminile. Il testo “insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi”, attraverso “un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”, e sostiene pertanto “le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili”. Ma allo stesso tempo, grazie all’approvazione di un emendamento proposto dalla popolare bulgara Mariya Gabriel, ribadisce che “la formulazione e l’attuazione delle politiche in materia di salute, diritti sessuali, riproduttivi e dell’educazione sessuale è di competenza degli Stati membri”.
“Con questa importante mediazione, per la quale ho lavorato insieme ad altro colleghi del Pd, ho votato a favore della risoluzione Tarabella”, ha spiegato la cattolica democratica Silvia Costa, secondo cui “nel testo così emendato si chiede di agevolare l’accesso delle donne a tali diritti ma rispettando sensibilità e legislazioni nazionali”. Felice anche l’ala sinistra dell’Aula. “Il mio e il nostro progetto di Europa si fonda sulla autodeterminazione e la libertà delle donne”, ha dichiarato la capodelegazione dell’Altra Europa con Tsipras (Gue), Eleonora Forenza.
Per niente contenta l’ala destra dei popolari, partito che sul testo più di altri si è diviso. “La spaccatura sul voto era scontata ed è da attribuire alla furbizia della sinistra e alla fragilità del Ppe che quando deve fare il salto culturale, riconoscendo e difendendo le radici giudaico cristiane del popolo europeo, diventa timoroso sul piano valoriale e inefficace su quello politico”, ha commentato Massimiliano Salini (Ncd), che si è lamentato del fatto che “alcuni deputati del gruppo hanno sostenuto un documento abortista che andava respinto per il suo contenuto culturale che è tutto rivolto a demolire il pilastro portante della nostra società: la famiglia naturale”.
La risoluzione, oltre alle questioni legate ad aborto e contraccezione, chiede agli Stati di lottare contro la violenza sulle donne, di lavorare per ridurre il divario nei salari e nelle pensioni, di rafforzare la posizione delle donne nel processo decisionale politico ed economico, di migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita, affrontando i problemi dei sistemi di assistenza all’infanzia, e dei congedi di maternità e di paternità.