I soldi pubblici destinati a pagare gli assistenti utilizzati invece per pagare i dirigenti di partito. È l’accusa lanciata dal Parlamento europeo contro il Front National di Marine Le Pen, un’accusa che ora diventerà oggetto di un’indagine dell’Olaf, l’ufficio anti-frode dell’Unione europea.
Lo scandalo è scoppiato quando l’amministrazione dell’Assemblea comunitaria si è accorta che nell’organigramma del partito francese di estrema destra risultano 20 assistenti di deputati al Parlamento europeo, una cosa espressamente vietata dai regolamenti che affermano chiaramente che gli assistenti devono svolgere un lavoro direttamente legato all’esercizio del mandato parlamentare del deputato e che i soldi a loro destinati non possono essere usati “direttamente o indirettamente” per finanziare contratti stipulati invece “a nome del gruppo politico o del partito”. Questo in quanto gli assistenti parlamentari, che aiutano i deputati nel loro lavoro, sono scelti personalmente dai deputati, ma pagati dall’Ue con soldi pubblici.
Quattro assistenti accreditati di deputati del partito di Le Pen a Bruxelles e Strasburgo, e 16 “locali”, ovvero quelli che aiutano i politici nella propria circoscrizione di origine, risultano fare invece tutt’altro lavoro. Dieci di loro hanno addirittura dato l’indirizzo della sede Fronte Nazionale a Nanterre come sede di lavoro, altri hanno descritto compiti differenti da quelli che risultano invece se si va a guardare l’organigramma del partito. Insomma si tratterebbe di persone che non lavorerebbero affatto per i deputati, ma che da questi sarebbero stati assunti in maniera fittizia per permettergli di fare i funzionari di partito, venendo però pagati con soldi pubblici.
Secondo la Ong Transparency International il Parlamento europeo, per combattere questo fenomeno, che potrebbe essere piuttosto diffuso, dovrebbe “sviluppare una strategia antifrode simile a quelle messe in atto per le Direzioni generali della Commissione europea”, e anche delle linee guida per favorire il fenomeno del “ whistle-blowing”, assicurando a chi vuole informare le autorità di controllo, “appositi canali che permettano, nel tutelare gli informatori, la possibilità di comunicare possibili casi di frode, corruzione o cattiva amministrazione”.