Gli otto miliardi di euro con cui l’Italia partecipa al piano Juncker per gli investimenti serviranno per ‘nazionalizzare’ il piano stesso, dato che i fondi verranno usati per promuovere gli interessi tricolori. Lo afferma il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dei lavori dell’Ecofin. L’Italia renderà disponibili i soldi attraverso la Banca depositi e prestiti (Bdp), e “l’idea di Cassa depositi e prestiti è di far confluire le risorse in una piattaforma per gli investimenti, che sono evidentemente di interesse nazionale”. Il nostro Paese ha allo stato attuale interessi per oltre 200 miliardi, come ricorda lo stesso titolare del Tesoro. “L’Italia ha già prodotto una lista di progetti di interesse nazionale e progetti fatti in comune con altri Paesi, di tipo infrastrutturale e di sostegno alle piccole e medie imprese, da un valore facciale di circa 240 miliardi”.
Il governo Renzi pensa dunque al piano pensato per rilanciare l’Europa come leva per la ripresa nazionale. Comprensibile. Il titolare del Tesoro precisa però che i criteri di allocazione del risorse del piano Juncker nel suo complesso “non devono essere di tipo strettamente geopolitico”, e dunque assegnate per quote nazionali, “ma devono rispettare un criterio macroeconomico – cioè dove gli investimenti in passato sono caduti di più – e un criterio microeconomico – in modo che si vadano a finanziarie progetti effettivamente meritevoli ma che non sono finanziati perché c’è un fallimento di mercato”.
Il governo Renzi pensa dunque al piano pensato per rilanciare l’Europa come leva per la ripresa nazionale. Comprensibile. Il titolare del Tesoro precisa però che i criteri di allocazione del risorse del piano Juncker nel suo complesso “non devono essere di tipo strettamente geopolitico”, e dunque assegnate per quote nazionali, “ma devono rispettare un criterio macroeconomico – cioè dove gli investimenti in passato sono caduti di più – e un criterio microeconomico – in modo che si vadano a finanziarie progetti effettivamente meritevoli ma che non sono finanziati perché c’è un fallimento di mercato”.
L’eurodeputata del Pd Simona Bonafé commenta che la decisione italiana è “un segnale importante visto che il successo del Piano è legato alla partecipazione degli Stati membri in termini di contributi e progettazione e alla capacità di coinvolgere al meglio gli investitori privati”.
Il Parlamento Europeo, ricorda Bonafé sta lavorando “alla predisposizione degli emendamenti al Regolamento che definisce il funzionamento del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici.
Tra i punti nevralgici che vanno rafforzati: la valorizzazione del criterio di addizionalità rispetto alle procedure standard di supporto seguite dalla Bei, l´allargamento alle Banche di Investimento nazionali della garanzia sugli investimenti fornita dal Fondo, la considerazione delle aree geografiche e dei settori in cui è più forte il gap di investimenti”. Secondo l’esponente del Pd, infine, “è evidente che il Piano può segnare uno spartiacque, per questo in Parlamento abbiamo costituito un Intergruppo per gli investimenti di lungo periodo, di cui sono vicepresidente”.