La lotta contro l’Isis “deve esser portata avanti soprattutto dalle nazioni musulmane”, in quanto si tratta di “una lotta all’interno dell’islam”. La guerra al terrorismo fondamentalista è stata nel cuore del discorso che il re Abd Allah II di Giordania ha tenuto al parlamento di Strasburgo. La Giordania ha dichiarato guerra a Daesh il mese scorso dopo la barbara uccisione di un suo pilota, bruciato vivo dai fondamentalisti in Siria. “Insieme ad altri Stati musulmani difendiamo non solo i nostri cittadini ma anche la nostra fede”, visto che “il nostro mondo è sotto un attacco terroristico ostinato”, il cui motivo scatenante “non è la religione ma la ricerca del potere”, da ottenere “lacerando le comunità con conflitti settari”.
Per Abd Allah II, i terroristi dell’Isis “mancano di rispetto all’islam” e per combatterli sono necessarie innanzitutto “la cooperazione e la solidarietà inter religiosa”. Da parte sua ogni musulmano deve ricordarsi che “più di mille anni fa prima della Convenzione di Ginevra i soldati musulmani avevano l’ordine di non uccidere bambini, donne o vecchi” e di “rispettare i luoghi di culto, fossero essi moschee, chiese o sinagoghe”. Per questo il re si è detto “indignato per gli attacchi contro le minoranze cristiane”, minoranze che, ha affermato, “in Giorndania, che è un Paese musulmano, sono ben radicate nella nostra società indivisibile”. In questo sforzo di dialogo anche l’Europa deve fare la sua parte combattendo “l’aumento globale dell’islamofobia”, un fenomeno “che si fonda su idee sbagliate e fa il gioco degli estremisti”.
Così come fa il gioco degli estremisti per Abd Allah II il perdurare della questione israelo-palestinese. “Perché il mondo non difende diritti dei palestinesi?”, si è chiesto il re, parlando della continua espansione delle colonie di Israele in spregio delle leggi internazionali, un fatto che “manda un messaggio pericoloso e lede la fiducia nelle stesse leggi internazionali”, dando allo stesso tempo “potenti slogan agli estremisti che sfruttano queste ingiustizie per reclutare combattenti stranieri in tutta Europa e in tutto il mondo”. Così come sono di aiuto agli estremisti la povertà e l’abbandono in cui tanta parte del mondo arabo è ancora costretto a vivere. “Dobbiamo creare maggiore speranza, fiduciari in un mondo di pace e dare opportunità a cittadini per crearsi una vita migliore” e per farlo, ha affermato il re “servono opportunità socioeconomiche”.
Nel suo accorato intervento, molto apprezzato e applaudito dall’Aula di Strasburgo, Abd Allah II ha insistito sul fatto che l’islam era ed è una religione di pace. “Quello che ho imparato è che la religione chiede rispetto e cura degli altri e il profeta Maometto ha detto che nessuno avrà la propria religione fin quando non amerà il suo prossimo come se stesso”. “Per tutta la mia vita – ha concluso il re – ho salutato gli altri con la frase ‘as-salām ‘alaykum’ che è un auspicio di pace e benedizione. Questo significa essere un musulmano”.