È partita la maxi iniezione di liquidità della Banca centrale europea nell’Eurozona per rilanciare la crescita. Da oggi l’istituto di Francoforte ha cominciato a comprare titoli di Stato dei Paesi membri dell’Unione, cosa che continuerà a fare ad un ritmo di 60 miliardi di euro al mese, almeno fino alla fine di settembre 2016 o comunque fino a quando l’inflazione invertirà la rotta e si riavvicinerà all’obiettivo del 2%. Nel giorno del lancio del quantitative easing, secondo l’agenzia Bloomberg, la Bce ha iniziato a comprare titoli di Stato tedeschi per poi passare a quelli francesi, belgi e anche italiani. “La Bce e le banche centrali nazionali dell’Eurosistema hanno, come precedentemente annunciato, iniziato gli acquisti nell’ambito del Public Sector Purchase Programme”, ha ufficializzato l’avvio delle operazioni con un tweet la Banca centrale europea.
ECB and Eurosystem national central banks have, as previously announced, started purchases under the Public Sector Purchase Programme.
— European Central Bank (@ecb) March 9, 2015
Ma i primi acquisti di titoli di Stato da parte della Bce non convincono le borse europee che restano in calo. A soffrire più di tutte è la borsa di Atene (-3%), più stabile Milano che apre in rosso poi torna in positivo dello 0,1% mentre prevale il segno meno davanti agli indici di Madrid (-0,62%), Parigi (-0,69%), Londra (-0,59%) e Francoforte (-0,48%).
Secondo la Cgia di Mestre, dal quantitative easing l’Italia dovrebbe ricevere fino a 150 miliardi di euro. Vi rientreranno gli Abs e le obbligazioni garantite, e un 12% sarà in titoli di istituzioni europee, ma il grosso è costituito da titoli di debito pubblico, e rigorosamente sul solo mercato secondario per non violare il divieto di finanziamento monetario.
Dall’opportunità resta esclusa la Grecia per due ragioni. Innanzitutto, ha spiegato il governatore Mario Draghi, “perché il Paese è ancora nel periodo di revisione” degli impegni presi con il programma di assistenza, appena rinnovato dall’Eurogruppo. Poi perché “non possiamo superare il limite del 33% dei titoli emessi”, cifra che in Grecia è già stata raggiunta.