La Grecia non ha più nulla da dire all’Eurogruppo. Atene deve parlare con le istituzioni, avviare quel dialogo tecnico che ancora non c’è, e solo allora sarà possibile proseguire su un dossier, quello greco, allo stato attuale arenato. E’ pressochè unanime il giudizio dei ministri economici dei Paesi dell’Eurozona, almeno quelli che parlano. Perchè l’Eurogruppo che si apre a Bruxelles si apre tra molti silenzi e diversi richiami. Ci sono i silenzi dell’Italia e del Belgio, ci sono gli inviti alla serietà di Francia, Paesi Bassi, Germania ed Eurogruppo. “La Grecia ha bisogno di lavorare seriamente al piano economico”, la dichiarazione del ministro francese Michel Sapin. Il Paese ellenico, sostiene il viceministro delle Finanze dei Paesi Bassi, Erik Wieber, “deve muoversi, accelerare il più possibile” il piano di riforme e “dotarsi di un pacchetto adeguato” di misure. Ancora più duro Wolfgang Schaeuble: “Non penso che noi oggi parleremo molto di Grecia, non è che abbiano fatto molto”, bacchetta il ministro delle Finanze tedesco, per il quale “adesso Grecia deve parlare con la Troika”, e ripete per ben tre volte la parola “Troika” – tanto invisa ad Atene – al posto di “istituzioni”. Proprio come lo spagnolo Luis De Guindos, per il quale “adesso l’importante è l’opinione delle Troika, delle istituzioni”.
La riunione di oggi rischia di tramutarsi in nulla di fatto. L’Eurogruppo, spiega il presidente dello stesso organismo, Jeroen Dijsselbloem, non è il luogo dove la Grecia deve portare carte e spiegazioni. “Abbiamo perso due settimane, ora serve avviare i colloqui con le istituzioni, seriamente”. Quello che l’Eurogruppo doveva dire l’ha già detto. “Sosterremo la Grecia se continuerà lungo la via delle riforme”. Atene è di fronte al diktat dei partner, che ragionano da creditori. Solo che ai creditori i conti non tornano. Di venti misure attese la Grecia ne ha presentate solo sei, e così è difficile poter fare previsioni. “E’ un primo passo”, dice ancora Dijsselbloem, invitando i greci a “non perdere ulteriore tempo”.
La soluzione al problema greco non arriverà oggi e, probabilmente, non dall’Eurogruppo. Venerdì il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, incontrerà a Bruxelles il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Si cercano mediazioni, buone parole e sponde per convingere i creditori a ridurre le pressioni su Atene. Ma il compito appare difficile, perchè i partner chiederanno a Tsipras di usare l’incontro di venerdì per iniziare quel confronto tecnico con le istituzioni che ancora non c’è.