Non è sufficiente avere istituito il “diritto d’iniziativa dei cittadini europei”, ora, bisogna anche renderlo effettivamente funzionante. A chiederlo è il mediatore europeo, Emily O’Reilly che a partire da dicembre 2013 ha aperto di sua iniziativa un’indagine per capire come il meccanismo che dal 2012 consente ad almeno un milione di cittadini europei di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa, possa essere migliorato e rafforzato.
Per prima cosa, secondo il mediatore, servono spiegazioni più approfondite, da parte della Commissione europea nel caso questa decida di rigettare una proposta dei cittadini: l’esecutivo Ue, sottolinea O’Reilly, deve “motivare le sue decisioni in modo coerente e comprensibili e spiegare le sue scelte politiche in modo dettagliato e trasparente”. Il mediatore chiede anche alla Commissione di migliorare il software online per la raccolta di firme, così come i controlli di qualità per garantire che le informazioni sul finanziamento e la sponsorizzazione siano corrette.
E ancora, secondo il mediatore, gli organizzatori devono essere meglio orientati e occorre un maggiore coinvolgimento nel processo di Parlamento e Consiglio europeo. Anche gli Stati membri, poi, devono fare la loro parte, in modo da assicurare che tutti nell’Ue possano firmare le proposte di iniziativa dei cittadini, qualunque sia il luogo di residenza. Per O’ Reilly la Commissione europea dovrebbe presentare nuovi criteri semplici e uniformi per tutti gli Stati membri visto che ad oggi, esistono regole differenti di raccolta delle firme da un Paese all’altro.
Nel diritto di iniziativa dei cittadini “dei miglioramenti sono ancora possibili – sottolinea il mediatore – per assicurare che gli organizzatori delle iniziative dei cittadini sentano che gli sforzi che fanno per mobilitare un milione di firme valgano la pena e che il dibattito politico a livello europeo prenda in conto le loro iniziative, anche se iniziative politiche non portano necessariamente a una nuova legislazione europea”. Serve soprattutto “un dialogo più efficace con gli organizzatori nel corso delle diverse tappe di una iniziativa e un processo decisionale più trasparente per quello che riguarda le azioni della commissione” in seguito alla presentazione delle firme.
Fino ad ora in tutto tre iniziative dei cittadini hanno raggiunto il milione di firme richiesto per essere prese in considerazione dalla Commissione, l’ultima, appena pochi giorni fa, per chiedere di fermare la vivisezione. Prima di questa ce l’aveva già fatta l’iniziativa Right2Water che chiedeva all’Unione europea di stabilire l’acqua come diritto umano e di tenere la gestione delle risorse idriche fuori dalle logiche del mercato interno e dalle liberalizzazioni. Iniziativa per cui erano stati raccolti 1,8 milioni di firme ma che si era chiusa con un nulla di fatto da parte della Commissione. La seconda è invece stata quella di “One of Us” che chiedeva di eliminare i finanziamenti Ue a pratiche che portano alla distruzione di embrioni umani.