No all’Iva ridotta sui libri elettronici, perché costituisce una violazione alle regole comunitarie in materia. A stabilirlo è la Corte di Giustizia Ue che ha accolto il ricorso della Commissione europea contro Francia e Lussemburgo che dal 2012 hanno introdotto un’aliquota agevolata, rispettivamente del 5,5% e del 3% sui libri digitali. La decisione, per il momento, non riguarda che questi due Paesi ma costituisce una chiara indicazione anche per quali saranno con ogni probabilità le sorti dell’Italia che, da dicembre 2014, ha deciso di seguirne l’esempio, abbassando l’Iva sugli ebook dal 22% al 4%, equiparandola cioè a quella sui libri cartacei e non a quella dei prodotto informatici.
Una decisione che, secondo quanto stabilito oggi dalla Corte Ue, però, viola la direttiva Iva. Questa stabilisce infatti che un’aliquota ridotta si può applicare solo alla “fornitura di libri su qualsiasi supporto fisico”. E se è vero che per leggere un libro elettronico occorre un supporto fisico, ad esempio un computer, “un simile supporto non è tuttavia fornito con il libro”, fa notare il tribunale di Lussemburgo.
La corte di giustizia europea ha valutato anche la possibilità di considerare l’ebook non come “servizio fornito per via elettronica” (a cui non si può applicare un”aliquota iva ridotta), ma piuttosto come “bene”. Si è dovuta però escludere anche questa via perché “solo il supporto fisico che consente la lettura dei libri elettronici può essere qualificato come bene materiale”, ma questo “non è presente nella fornitura di libri elettronici”.
La Corte Ue dà ragione alla Commissione europea anche quando questa considera particolarmente grave la violazione del Lussemburgo che applica ai libri elettronici una aliquota “super ridotta” al 3%, quando invece la direttiva europea sull’Iva vieta le aliquote inferiori al 5%. La Corte Ue ricorda che uno Stato può applicare un’Iva inferiori al 5% solo se questa è conforme alla legislazione Ue, condizione che, secondo il tribunale europeo, non è in questo caso soddisfatta. Altro elemento che dovrebbe mettere in allerta l’Italia che ha fissato la nuova aliquota Iva per i libri elettronici al 4%. All’epoca della decisione, il ministro della cultura italiano, Dario Franceschini si era dichiarato conscio del pericolo di incorrere in una procedura di infrazione ma aveva sottolineato: “Difficile capire le ragioni per le quali, in sede europea, ci si ostina a non voler capire che un libro è un libro”.
“Ho chiesto personalmente al Commissario Tibor Navracsics in Commissione CULT e al Dace Melbarde, Ministra della Cultura della Lettonia che attualmente presiede il semestre Ue, di lavorare per un’IVA europea sugli e-book” – è quanto ha dichiarato oggi l’eurodeputata Silvia Costa commentando la notizia della bocciatura dello sconto sull’IVA.
“Ho sostenuto e condiviso la battaglia fatta dal Ministro Franceschini per il riconoscimento degli e-books come contenuti culturali e non come servizi digitali e il provvedimento che ne è scaturito. Credo che la direzione da seguire – ha aggiunto Costa – sia proprio quella indicata dalla scorsa Presidenza italiana, e cioè il raggiungimento di una imposta UE”.