L’insulto dell’eurodeputato leghista, Gianluca Buonanno, contro rom definiti ‘feccia della società’ è stato “non l’atto singolo di un estremista, un populista”, ma un concetto che è “nel cuore della Lega Nord”. Ne è convinta Dijana Pavlović, che di quell’insulto lanciato su La7 a Piazza Pulita è stata il bersaglio diretto. L’attrice e attivista per i diritti delle minoranze rom e sinti è stata invitata dal vicepresidente David Sassoli al Parlamento europeo dove ha incontrato eurodeputati di diversi schieramenti politici di S&D, Movimento 5 Stelle e L’Altra Europa, in una iniziativa che, ha spiegato Sassoli, “era stata condivisa anche da diversi esponenti popolari italiani che però non hanno potuto essere presenti”.
Per Pavlović più che l’insulto quello che preoccupa è stato “l’applauso che dimostra che si tratta di un sentimento che sta crescendo” in Italia. L’attrice ha voluto ricordare che lo scontro è partito dopo che lei aveva letto le parole della scrittrice svizzera Mariella Mehr, di origini Jenisch, la terza popolazione nomade europea, che in un suo libro ha raccontato come nella civile e democratica Svizzera anche dopo la seconda guerra mondiale si è continuato nella ‘riconversione’ dei bambini nomadi in bambini ‘normali’, strappandoli ai propri genitori. “Una storia agghiacciante che di solito ogni volta che la racconto le persone sono portate a fermarsi, a ragionare, e ad essere meglio disposte al dialogo”. E invece la reazione di Buonanno è stata l’esatto contrario. Secondo Pavlović è il segno che l’Italia resta “un Paese che non ha fatto mai i conti con il proprio passato”, e in cui “quando si parla di campi concentramento si continua a riferirsi solo ai tedeschi”, mentre sul nostro territorio c’erano ben “50 campi fascisti per i rom, non campi di sterminio, ma campi in cui i nomadi erano comunque imprigionati solo in base alla razza e morivano di botte, fame e malattie”. E in Italia il 27 gennaio, la Giornata della memoria, “non si ricorda mai Porrajmos”, la Shoah dei rom, e “la lingua rom è l’unica che non è stata riconosciuta tra le 12 minoranze linguistiche dalla legge del 1999 in materia”.
Sassoli ha voluto ricordare “che l’Europa è stata fondata anche in risposta al fatto che rom e altre razze considerate inferiori venissero portati nei forni crematori”, e ora per questo se vuole avere ancora un senso “non deve perdere la sua capacità di indignazione”. Eleonora Forenza, capodelegazione de L’Altra Europa, lista nella quale la stessa Pavlović è stata candidata alle ultime elezioni, ha parlato di un “salto di qualità nella Lega Nord”, che ha “scelto di aderire culturalmente all’estremismo”, con l’intento di “ristrutturare una destra non più a trazione centrista ma leghista, e con tratti di xenofobia molto espliciti”.
Cécile Kyenge del Pd ha puntato il dito contro chi esprime solidarietà a parole e poi nei fatti non agisce. “Noi siamo rappresentanti politici e più che a parole dovremmo rispondere con leggi a questi attacchi razzisti”, e invece, come accadde dopo che Roberto Calderoli, sempre della Lega, affermò che lei gli ricordava un orango, il giorno dopo il fatto e le proteste l’indignazione passa “ed è tutto finito”, mentre invece “ bisogna sanzionare partiti che usano un linguaggio razzista e fascista”.
Il siciliano Igrazio Corrao dei 5 Stelle ha spiegato che a suo avviso Buonanno “dice quello che dice solo perché ha capito come far presa sulla pancia della gente”, proprio lui che “pur essendo chiaramente di origini meridionali, ha aderito a un partito nato come anti-meridionale, ma che ora ha capito che attaccare noi meridionali non porta più voti, ed è più conveniente attaccare gli immigrati”. Purtroppo però, ha concluso, “la gente è disperata e ci crede”.