È necessario “ogni sforzo perché gli accordi di Minsk, molto importanti, possano trovare piena attuazione”. Il premier Matteo Renzi, nella sua visita al presidente ucraino Petro Poroshenko parla dell’intesa tra Kiev e Mosca sul cessate il fuoco, che a suo avviso è la base sulla quale costruire “una pace duratura”. Per questo il compito dell’Osce, “in cui l’Italia è il secondo Paese” in termini di presenza “nel gruppo che deve monitorare” la cessazione delle ostilità, sottolinea l’inquilino di Palazzo Chigi, “è decisivo”. Così come “è importante che prosegua, nei parlamenti nazionali” dei Paesi Ue, “il percorso di ratifica dell’accordo di partenariato tra l’Unione europea e Kiev”.
Europa e Stati uniti vogliono “l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina”, aggiunge il presidente del Consiglio, ma sono attenti “anche alla situazione economica del Paese”, che “deve tornare a crescere”. Se ne è “discusso nella conference call che ho avuto ieri con il presidente statunitense Barak Obama, quello francese Francoise Hollande, la cancelliere tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk”, racconta Renzi, annunciando che “faremo di tutto con le nostre imprese e con le nostre banche” per la ripresa ucraina.
Quella di Kiev è stata, tuttavia, una tappa poco più che formale. L’interesse maggiore del premier è rivolto al dialogo con Mosca. Quando domani vedrà il presidente russo Vladimir Putin, ovviamente discuterà della crisi ucraina, rinnovando, come ha fatto con Poroschenko, l’invito al rispetto degli accordi di Minsk. Prospetterà anche l’inasprimento delle sanzioni contro la Russia in caso di violazioni da parte del Cremlino o dei separatisti filorussi nel Donbass. Una precisa indicazione emersa ieri dalla stessa video conferenza citata dal capo dell’esecutivo italiano. Proprio sulla minaccia di nuove sanzioni i leader hanno concordato pienamente, secondo quanto riferito dalla Casa Bianca nella tarda serata di ieri.
Tuttavia, i toni che Renzi userà non saranno ricattatori. Anzi, il presidente del Consiglio è più orientato a capovolgere i termini: se Mosca e i ribelli filorussi rispetteranno l’intesa sottoscritta a Minsk, le sanzioni gradualmente si allenteranno. Del resto, lo stesso Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, nei giorni scorsi, ha posto la questione negli stessi termini che facilitano il tentativo di intavolare un dialogo costruttivo sui principali interessi che hanno spinto Renzi a recarsi al Cremlino: la questione energetica e la partita Libia.
Tra i principali Paesi europei, l’Italia – che non ha centrali nucleari ed è più indietro sulle rinnovabili rispetto ad altri partner – è quello che più patirebbe eventuali ritorsioni russe sulle forniture di gas. Rimane questa, non a caso, l’arma diplomatica più pesante del Cremlino nei confronti dell’Ue, sebbene dopo le minacce di interrompere le forniture a Kiev – con conseguenze anche per il flusso diretto in Europa – ieri sia stato trovato un accordo tra Ue, Russia e Ucraina, che però sarà valido solo fino a fine marzo. Probabile quindi che Renzi tenti di strappare a Putin rassicurazioni sulle forniture energetiche.
Poi c’è l’emergenza internazionale che sta più a cuore al premier: la crisi in Libia. Nessuna decisione sul Paese nordafricano può avere l’ok del Consiglio di sicurezza Onu senza l’avallo di Mosca, che come membro permanente può esercitare il diritto di veto. Renzi ha poi da tempo sottolineato la disponibilità dell’Italia ad assumere una “leadership diplomatica” per coinvolgere altri Paesi, non solo dell’area. Tra questi, ha specificato il premier, un “attore chiave” potrebbe essere Vladimir Putin. Una richiesta d’aiuto che domani potrebbe concretizzarsi.
Il colloquio tra i due potrebbe anche affrontare una questione minore: il sostegno di Putin ai movimenti euroscettici come la Lega di Matteo Salvini, in Italia, e il Front National di Marine Le Pen in Francia. Vista la situazione internazionale non appare certo una priorità, ma l’occasione è ghiotta per provare a spezzare l’asse del leader russo con i partiti antieuropeisti.