Niente eliminazione completa delle tariffe di roaming all’interno dell’Ue almeno per altri due anni e mezzo. Gli Stati membri fanno marcia indietro e rallentano di molto il percorso di eliminazione dei costi extra per telefonate, messaggi e traffico dati da un Paese europeo all’altro. La riunione degli ambasciatori dei Ventotto (Coreper) ha affidato alla presidenza di turno lettone il mandato per negoziare con il Parlamento europeo, sulla base di un compromesso molto più “morbido” di quello votato dagli eurodeputati che, ormai quasi un anno fa, avevano chiesto la fine delle tariffe di roaming entro fine 2015.
Il Consiglio propone invece, a partire da metà 2016, una fine soltanto “parziale” delle tariffe di roaming che garantisca chiamate, sms e traffico dati a costo zero solo “entro certi limiti da stabilire”. Limiti decisamente risicati: l’ipotesi allo studio, spiega una fonte diplomatica italiana, sarebbe addirittura una quota “gratuita” di appena cinque minuti di telefonate, cinque sms e 5 megabite di Internet gratuiti. Al di fuori di questa quota, secondo l’idea degli Stati, “l’operatore potrà imporre una tassa ma molto più bassa rispetto ai costi attuali”, si sta parlando di cinque centesimi in più. La tariffa roaming non potrebbe in ogni caso essere maggiore di quanto pagato dagli operatori per utilizzare le reti degli altri Stati membri, nel caso di chiamate effettuati o messaggi inviati. In ricezione, invece, il supplemento massimo sarà pari alla media ponderata delle tariffe di terminazione in tutta l’Ue.
Tutto questo a partire dal trenta giugno e fino a metà 2018. A quel punto, sempre secondo la proposta da cui gli Stati inizieranno a mediare con il Parlamento, sarà chiesta una valutazione per capire quali ulteriori misure siano necessarie in vista di una graduale eliminazione dei costi extra per il roaming. Dallo studio ci si aspetta risulti che il roaming gratuito non creerebbe squilibri nel mercato e nella concorrenza, così da poter procedere ad una completa eliminazione.
A portare a questo compromesso al ribasso, la strenua opposizione alla cancellazione dei costi di roaming da parte di Paesi piccoli e medi che temono di vedere sparire in questo modo le proprie compagnie di telefonia mobile. Su questa posizione anche la Francia che vuole difendere gli operatori nazionali. Dal canto suo, l’Italia, che nel corso della sua presidenza di turno aveva sostenuto la fine del roaming nel 2016, chiede di ampliare la quota “gratuita” e spera che nel 2018 si arrivi davvero ad un’abolizione. “Il mandato è meno ambizioso del nostro, ma almeno c’è una base di discussione e si fissano dei paletti”, spiega una fonte diplomatica italiana.
Una proposta “inaccettabile” e che “non accetteremo perché costringe i consumatori europei a continuare a pagare un balzello anacronistico, ostacola la nascita di un mercato unico digitale e rallenta la crescita”, dichiara battaglia la capodelegazione degli eurodeputati Pd, Patrizia Toia. Insieme a numerosi colleghi di tutti gli orientamenti politici l’eurodeputata ha già inviato una lettera ai ministri europei responsabili per le telecomunicazioni per sottolineare che la proposta di rimandare al 2018 le tariffe roaming, con una piccola quota di chiamate e 5 Mb di traffico Internet senza sovraccarico, “manca di ambizione”, visto che il gap tra l’abolizione delle tariffe e la garanzia di appena 5 Mb senza roaming “è incommensurabilmente grande”, scrivono gli eurodeputati.
Una proposta “molto deludente” e per cui gli Stati membri “dovrebbero abbassare la testa per la vergogna”, la definisce anche il leader dei liberali Guy Verhofstadt secondo cui “dire che questo testo manca di ambizione è un eufemismo”. “Certamente – avvisa – il nostro gruppo non lo accetterà, visto che gli unici vincitori sarebbero gli operatori di telecomunicazione nazionali”. Trovare un compromesso con il Parlamento si preannuncia tutt’altro che semplice.