E’ ancora il tempo del dialogo, ma le stesse Nazioni Unite non sarebbero fiduciose sulla riuscita della diplomazia e starebbero valutando alcuni provvedimenti per “spingere” le diverse fazioni libiche alla creazione di un governo di unità nazionale. E’ quanto trapela alla vigilia della ripresa, domani in Marocco, del dialogo con la mediazione dell’inviato delle Nazioni unite Bernardino Leon. Un “incontro chiave” che sarà “l’opportunità per onorare il sacrificio che ha fatto il popolo libico per una vita dignitosa”, lo ha definito lo stesso Leon parlando in videoconferenza con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’opzione perseguita continua a essere il dialogo con Tobruk e Tripoli per arrivare a un governo di unità nazionale, il quale in seguito riceverebbe il sostegno internazionale nella lotta contro le fazioni legate all’Isis. Un timido spiraglio appare aprirsi dopo la decisione dell’esecutivo laico di Abdullah al Thani di tornare al tavolo negoziale con la controparte islamista che controlla Tripoli.
Ma il tempo della diplomazia non è infinito. Il 13 marzo il consiglio di Sicurezza Onu è chiamato al rinnovo della missione Unsmil in Libia, e se le trattative non produrranno a breve risultati significativi, si dovrà decidere se e come passare a un piano B. Attualmente non c’è nulla di definito, ma si stanno vagliando diverse ipotesi. Fonti Onu citate da alcuni quotidiani parlano di un blocco navale davanti alle coste libiche per controllare la situazione, ma rimane sul campo anche l’opzione di un intervento sul campo di una coalizione coperta da un mandato delle Nazioni unite, come richiesto dall’Egitto. Altre ipotesi riguardano l’adozione di sanzioni per costringere tanto Tobruk quanto Tripoli a trovare una intesa.
Tuttavia, la strada più percorribile per un ipotetico piano B appare quella di un sostegno al governo di al Thani, in termini di assistenza all’esercito e fornitura di armi, strada su cui pare orientata la Nato, come dichiarato dal segretario generale Jens Stoltemberg in visita a Roma la scorsa settimana. In questo caso dovrebbe essere revocato l’embargo internazionale sulle forniture militari, che vale per entrambe le parti libiche. Qualunque sarà la soluzione, sia che funzioni il piano A o che si debba passare a un piano B, l’Italia vuole giocare un ruolo di primo piano, per riacquistare in Libia quella posizione di partner privilegiato che aveva ai tempi di Muammar Gheddafi. Per questo Renzi cercherà una sponda in Putin.