Gli organizzatori della campagna Stop TTIP Italia spiegano con un proprio intervento perché al momento sono ancora poche le adesioni nel nostro Paese alla campagna contro il trattato di Libero scambio tra Usa e Ue
ICE: Ecco perché la campagna Stop TTIP Italia ha scelto un approccio diverso
Il lancio della Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) aveva uno scopo dichiarato: fare pressione sulla Commissione europea nella speranza che bloccasse il negoziato tra Usa e Ue. Tuttavia, in Italia il Ttip è stato a lungo – lo è tutt’ora – un argomento trascurato dai media generalisti. Qualche minima eccezione non ha contribuito seriamente a diffondere le informazioni.
La campagna Stop TTIP Italia, pertanto, ha sentito il bisogno di concentrare tutte le sue energie in un’opera di informazione capillare sui territori. La decisione di abbracciare la cosiddetta Ice, la proposta di legge di iniziativa popolare, in un secondo momento nasce dunque dal fatto che abbiamo ritenuto opportuno dar seguito a quelle strategie che ci permettevano di preparare il terreno senza incappare in una sconfitta che, temevamo, avrebbe rischiato di deludere gli aderenti.
In Italia il pericolo della bocciatura era considerato reale, in quanto le opinioni di nostri esperti richiamavano l’attenzione sui rischi di un’ICE promossa a trattato non ancora firmato. Ecco perché gli attivisti hanno dato priorità ad altre forme di coinvolgimento dell’opinione pubblica, solcando la penisola in lungo e in largo per tenere conferenze e incontri con la cittadinanza. Questo ha portato alla costituzione di 23 comitati Stop TTIP (soggetti ampi formati da organizzazioni e singoli) e una ventina di contatti locali (singole realtà o piccoli gruppi che hanno deciso di sostenere la campagna). Le cifre sono in continua espansione, con il prossimo arrivo – tra gli altri – del comitato di Milano.
Sono state presentate e approvate 11 mozioni proposte dalla campagna in 9 città italiane (tra cui Milano) e due municipi della capitale.
Anche a livello digitale la campagna italiana non ha nulla da invidiare a realtà più strutturate in tutta Europa. La nostra pagina di Facebook ha raccolto quasi 12 mila “like”, seconda solo alla campagna Stop TTIP Alliance, e i nostri tweetstorming sono ben partecipati.
L’ICE è diventata uno strumento potenzialmente importante quando, dopo la bocciatura della Commissione, si è trasformata in una raccolta di firme ordinaria (dunque senza più rischi di essere respinta per questioni di legittimità). È stato allora che abbiamo assicurato la nostra partecipazione. In breve tempo, abbiamo raggiunto circa 15 mila sottoscrizioni. Ecco perché non riteniamo si tratti di un cattivo risultato. Al contrario, oggi che centinaia di migliaia di persone conoscono l’acronimo TTIP, e hanno un’idea di cosa si tratti, è un ottimo mezzo per dare respiro alla campagna.