Prevedere maggiori tutele per la privacy dei cittadini, ma allo stesso tempo rendere i controlli più capillari, estendendoli anche ai voli interni all’Unione europea. Sono i due estremi tra cui si muove la proposta da cui il Parlamento europeo ricomincia a trattare sul Passanger Name Record (Pnr), il sistema di scambio di informazioni sui viaggi dei passeggeri delle compagnie aeree di cui si è ricominciato intensamente a parlare con l’aumento della minaccia terroristica. Dopo avere bloccato nell’aprile 2013 la proposta avanzata dalla Commissione nel 2011 per paura di un’intrusione eccessiva nella privacy dei cittadini, ora gli eurodeputati stanno di nuovo lavorando partendo dalla nuova proposta presentata oggi alla commissione Libertà civili dal relatore del vecchio testo, il conservatore britannico Timothy Kirkhope.
Il testo suggerisce l’estensione dei controlli anche ai voli intra-Ue, ipotesi che vede il Consiglio abbastanza favorevole ma che era stata inizialmente esclusa dalla Commissione europea. Secondo il documento presentato oggi, poi, l’obiettivo è quello di coprire con i controlli il 100% dei voli, obiettivo che la Commissione proponeva di raggiungere solo in step graduali.
Dall’altro lato, la bozza di proposta restringe, rispetto alla vecchia proposta della Commissione europea, l’applicazione del Pnr, specificando che può servire per contrastare la minaccia terroristica e seri crimini “transnazionali” (una lista che include, ad esempio, traffico di esseri umani, pedopornografia e traffico di armi). Inoltre, secondo la proposta di Kirkhope, i dati sensibili raccolti dovranno essere permanentemente cancellati dopo non più di trenta giorni mentre gli altri dovranno essere conservati in forma anonima. Secondo il testo, l’accesso ai dati sarebbe consentito per cinque anni per la lotta al terrorismo, mentre sarebbe ridotto a quattro per gli altri crimini, accorgimento che, secondo il relatore, applicherebbe il rilievo della Corte sulla necessità che la conservazione dei dati mantenga la proporzionalità.
Il testo da cui tornerà a ragionare il Parlamento chiede anche che ogni Stato membro elegga un supervisore per la protezione dei dati e che le persone che operano i controlli di sicurezza siano sottoposte a controlli di sicurezza e adeguatamente addestrate. La boza propone anche che il periodo per la trasposizione della direttiva negli Stati membri sia allungato da due a tre anni, vista la strumentazione tecnica specifica richiesta per mettere in piedi il sistema.
“Ci sono membri della commissione che non sono ancora soddisfatti da questa proposta e probabilmente non lo saranno mai”, ammette il relatore Kirkhope il cui obiettivo dichiarato è “lavorare praticamente nei prossimi mesi con le forze che vogliono trovare un accordo che bilanci attentamente il bisogno di sicurezza e quello di assicurare una raccolta limitata correttamente gestita”. Se non si giungerà ad un risultato, avverte il conservatore, “cominceremo a vedere i governi nazionali andare ognuno per conto proprio e il risultato sarà un patchwork di sistemi Pnr con falle che i criminali sfrutteranno”.
Il testo è ora allo studio dei diversi gruppi politici che potranno presentare emendamenti entro il 25 marzo. L’obiettivo del Parlamento europeo è quello di arrivare ad un accordo sul tema entro la fine dell’anno.