La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue per non aver riscosso dai singoli produttori caseari gli importi dovuti per il superamento delle quote latte, ovvero per averne prodotto in eccedenza. Il nostro Paese, a causa della sovrapproduzione degli anni 1995-2009, ha pagato alla Commissione 2,305 miliardi di euro, dei quali però si stima che 1,752 miliardi non siano ancora stati riscossi dai singoli produttori. Le sanzioni a cui l’Italia andrebbe incontro ammonterebbero a 1,343 miliardi di euro.
“È una pesante eredità delle troppe incertezze e disattenzioni del passato nei confronti dell’Europa nell’attuazione del regime delle quote latte”, ha affermato Coldiretti, secondo cui peraltro esiste “il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe per quest’anno”. “La questione quote latte”, ricorda poi l’associazione, “è iniziata trent’anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori”, ma, al nostro Paese, “fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte”. Coldiretti ha poi aggiunto che “errori, ritardi e compiacenze hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme”; e che “le pendenze a cui fa riferimento l’Unione Europea riguardano appena duemila produttori” tra cui sono solo seicento quelli che devono pagare “somme superiori a 300mila euro, cioè la gran parte del debito”, a fronte della stragrande maggioranza dei 36 mila allevatori italiani che rischia di essere ingiustamente danneggiata dalle sanzioni.
Il regime delle quote latte è stato introdotto dall’Ue per limitare la produzione e trasferire la responsabilità della sovrapproduzione ai singoli produttori e caseifici. Se un paese supera la propria quota annuale, i singoli produttori che hanno superato la propria quota individuale devono versare il cosiddetto “prelievo supplementare” sulle eccedenze. Il deferimento alla Corte di giustizia europea costituisce l’ultima delle tre fasi della procedura di infrazione dell’Ue avviata dalla Commissione nei confronti dell’Italia, dopo l’invio di una lettera di costituzione in mora nel giugno 2013 e un parere motivato nel luglio 2014.
Bruxelles ha anche richiamato l’Italia per quanto riguarda il recepimento di due direttive, quella sulla patente europea e quella sulle procedure informative per lo scambio di organi umani tra gli Stati membri. Quest’ultima direttiva stabilisce le procedure per agevolare la cooperazione tra i Paesi e la comprensione reciproca delle informazioni relative alla caratterizzazione degli organi e dei donatori, la loro tracciabilità e la segnalazione di reazioni ed eventi avversi gravi. Finora l’Italia non ha ancora notificato alla Commissione le misure di recepimento di tale direttiva e ora ha due mesi per farlo o potrebbe essere deferita alla Corte di giustizia.
Per quanto riguarda le patenti l’esecutivo ha chiesto all’Italia di applicare correttamente le norme aggiornate che hanno introdotto, tra l’altro, nuove categorie di patenti di guida e un periodo di validità armonizzato, ed hanno istituito una rete per lo scambio di informazioni sulle patenti di guida (RESPER).