“In Libia si deve partire dall’esperienza del governo di Tobruk, che ha ricevuto l’avallo della popolazione libica alle ultime elezioni. Lo sforzo dell’Onu va esattamente nella direzione di arrivare a una pace sostenibile partendo da quell’esperienza”. A giudicare dalla parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, la ricerca di un accordo tra tutte le parti in causa, nel Paese nordafricano, sembra non aver portato i frutti sperati. Se fino a ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in visita in Tunisia, indicava che “non ci può essere una parte di quelle in conflitto che prenda il sopravvento sul piano militare”, dopo l’incontro tra Renzi e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg l’orientamento appare mutato.
E’ lo stesso Stoltenberg a dichiarare che l’Alleanza atlantica “è pronta a dare supporto alla Libia nella costruzione del sistema di difesa”, come richiesto da Tobruk. E il fatto che il premier non abbia usato l’espressione ‘soluzione politica’ – tanto ripetuta negli ultimi giorni, non solo da Roma – lascia pensare che l’intesa tra il governo libico riconosciuto e quello di Tripoli, partecipato dalla compagine locale dei Fratelli musulmani, non sia proprio raggiungibile e che la decisione dell’esecutivo di Tobruk, di abbandonare il tavolo del dialogo promosso dall’Onu, sia irrevocabile. In ogni caso, anche in sede Nato, il premier italiano ha ottenuto che la crisi in Libia sia al centro dell’attenzione.
L’Ucraina è l’altro fronte caldo di cui si è discusso, ma non ci sono novità rilevanti da segnalare. Stoltenberg conferma che “l’accordo di Minsk è la base migliore per una soluzione pacifica”. Si aspetta che l’intesa raggiunta venga rispettata, ritenendo “importante che le parti si impegnino per mantenere il cessate il fuoco e per garantire il ritiro delle armi pesanti”. Soprattutto dopo che “la Russia in questi mesi ha trasferito ai separatisti mille pezzi di artiglieria”.
La richiesta del rispetto degli accordi di Minsk, “raggiunto con il formato Normandia, grazie alla mediazione di Angela Merkel e Francoise Hollande”, dichiara Renzi, verra ribadita “sia all’Ucraina che alla Russia” in occasione delle prossime visite del premier a Mosca e Kiev, in programma la prossima settimana.
Il segretario della Nato ha poi ringraziato “Renzi per il lavoro che sta facendo con le riforme”. Sebbene si tratti “di una questione di politica interna, che generalmente non commento”, precisa, “il fatto che ci sia per la prima volta una ripresa economica dopo tanti anni in Italia è importante, non nsolo per il vostro Paese e per l’Europa, ma anche per la Nato”. La ragione è che “una economia forte è importante per la nostra difesa”, in quanto consente di aumentare le spese militari.
A questo proposito, il premier ha ribadito quanto richiesto ai partner europei della Nato al vertice atlantico di Cardiff, lo scorso settembre. E cioè che “la spesa per ricerca e investimenti militari venga scorporata dal patto di Stabilita fino al 2%”. Un modo per agevolare il contributo dei Paesi membri alla Nato. Contributo che “è in calo dalla fine della guerra fredda”, fa notare Stoltenberg, il quale chiede di “invertire la rotta” per far fronte alle “nuove sfide” che l’Alleanza a davanti: “a Est con la Russia diventata più assertiva, nel Medio Oriente” contro le offensive dell’Isis, e “a Sud” con quanto sta accadendo “nel Nord Africa”.