Completare il mercato unico dell’energia in Europa per fare risparmiare ai cittadini di tutto il vecchio continente fino a 40 miliardi di euro all’anno. È questo l’obiettivo principale della Strategia per l’Unione dell’energia presentata oggi dall’esecutivo Ue che ritiene così di avere dato inizio, come sottolinea il commissario Maros Sefcovic al “progetto più ambizioso in questo settore in Europa dalla creazione della Comunità del Carbone e dell’acciaio” nel 1951. Troppo scarsa è la scelta e troppo alti sono i prezzi dell’energia in Europa, ha valutato la Commissione, secondo cui qui gas e elettricità sono più cari rispettivamente del 30% e del 100% rispetto agli Usa. Le cause sono invecchiamento delle infrastrutture, frammentazione dei mercati e mancanza di coordinamento delle politiche. Per questo l’esecutivo Juncker ha posto tra le “priorità assolute” del mandato la realizzazione di una rete europea dell’energia adeguatamente interconnessa. In parole povere: le autostrade non si fermano ai confini dei singoli Paesi, perché i cavi elettrici lo dovrebbero fare?
L’Unione dell’energia in particolare comporterà un clausola di solidarietà, che dovrebbe liberare i Paesi dalla dipendenza dai singoli fornitori, consentendo loro di fare pieno affidamento sui Paesi vicini, soprattutto in caso di perturbazioni dell’approvvigionamento energetico. Inoltre gli accordi conclusi dai Paesi Ue per acquistare energia o gas da Paesi terzi dovrebbero diventare molto più trasparenti.
La libertà dei flussi di energia dovrebbe poi essere equiparata a una quinta libertà fondamentale e il mercato dell’elettricità dovrebbe essere riorganizzato per diventare molto più interconnesso. Secondo l’Ue, infatti, dodici Stati membri ancora non soddisfano l’obiettivo minimo di interconnessione per cui almeno il 10% della capacità installata di produzione di elettricità deve poter “attraversare le frontiere”. Tra questi Paesi anche l’Italia, insieme a Cipro, Estonia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Regno Unito.
Grande attenzione anche all’efficienza energetica, settore in cui l’Europa è ancora indietro con il 75% degli immobili che sono a bassa efficienza e il 94% per cento dei trasporti che dipende da prodotti petroliferi. L’efficienza energetica, assicura la Commissione, sarà ripensata radicalmente e considerata una fonte di energia a sé stante, in grado di competere alla pari con la capacità di generazione. Si punterà sempre più decisamente a diventare una società a basse emissioni di Co2. L’esecutivo Ue assicura che si promuoverà la leadership tecnologica dell’Unione europea, sviluppando la prossima generazione di tecnologie dell’energia da fonti rinnovabili e raggiungendo una posizione di leadership nell’elettromobilità.
Attualmente l’Unione europea rimane il primo importatore di energia al mondo: importa il 53% del proprio fabbisogno, con un costo di circa 400 miliardi di euro all’anno. Sei tra gli Stati membri dell’Ue dipendono da un unico fornitore esterno per tutte le loro importazioni di gas. Secondo i calcoli della Commissione europea occorrerà investire, per il periodo fino al 2020, oltre mille miliardi nel settore dell’energia europea.
“Per troppo tempo l’energia non ha beneficiato delle libertà fondamentali della nostra Unione” ma “l’attualità non fa che confermare quale sia la posta in gioco: molti europei temono che venga a mancare l’energia per scaldare le loro case”, commenta il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker: “Con quest’iniziativa – dice – l’Europa si muove unita, in un’ottica di lungo termine” verso un’energia auspicabilmente “resiliente, affidabile, sicura e sempre più rinnovabile e sostenibile”. Iniziato i lavoro “ora dobbiamo trasformare i nostri obiettivi in realtà”, sottolinea anche il commissario al Clima, Miguel Arias Canete, secondo cui “dopo decenni di ritardi, non possiamo farci sfuggire quest’opportunità di costruire un’Unione dell’energia”.
Ma non tutti sono convinti che il percorso intrapreso dalla Commissione porterà nella buona direzione. Scontente le associazioni ambientaliste visto che, come fa notare Greenpeace Europa “la Commissione afferma che l’Ue dovrebbe abbandonare i combustibili fossili, ma vuole anche inseguire nuove forniture di gas e non esclude il carbone”. Della stessa opinione Friends of the Earth Europe che lamenta “continuiamo a sentire parlare di gas, gas, gas. Ma l’Europa ha promesso di tagliare le emissioni fino al 95% entro il 2050” quindi “l’Ue rischia di buttare via miliardi di euro in gasdotti che dovrà smantellare non appena entrano in funzione perché contribuiscono al cambiamento climatico”.
Critici anche i Verdi al Parlamento europeo secondo cui “piuttosto che concentrarsi sui mezzi per accrescere l’autonomia energetica europea i cui costi finanziari sono colossali, la Commissione si focalizza sulla ricerca di nuove vie per l’approvvigionamento di gas e la rinascita del nucleare” dando così “una non-risposta alla nostra dipendenza energetica”.