I giovani italiani si sentono esclusi dalla politica e vivono un senso profondo di disillusione che li porta a classificarla all’ultimo posto nella lista delle cose che considerano più importanti. È quanto emerso da un’indagine condotta nel dicembre del 2014 dalla Foundation for European Progressive Studies (Feps), il think tank dei socialisti europei, tramite l’agenzia di ricerca Audiencenet. I Millennials, ovvero quella categoria di persone tra la tarda adolescenza e la prima età adulta (indicativamente tra i 15 e i 34 anni), si sentono però sedotti da nuovi partiti politici considerati outsider, i quali promettono una democrazia più limpida a misura di cittadino e, stando all’analisi, soluzioni tendenzialmente populiste basate su un generico “buonsenso”.
Trovare un lavoro è la preoccupazione principale tra gli intervistati italiani, che pongono particolare attenzione all’importanza della situazione economica e delle decisioni prese dai politici. Singolare il fatto che, nonostante rappresenti uno dei temi più complicati e dibattuti, l’immigrazione sia invece all’ultimo posto nella lista dei fattori che si ritiene influiscano negativamente sul tenore di vita; a parte infatti commenti anche duri contro questo fenomeno, un numero notevole dei partecipanti al sondaggio guarda ad un futuro multiculturale.
In merito ai partiti emerge un dato molto importante. Secondo gli intervistati infatti il Movimento 5 Stelle spicca su tutti gli altri per quanto riguarda le qualità richieste nel mondo della politica, tra cui onestà, intelligenza, posizione contro la corruzione, abilità di ascolto, affidabilità, comunicazione coi giovani, etica, fermezza, attenzione ai temi ambientali e alla tecnologia; a discapito soltanto dell’esperienza politica, in cui il movimento di Beppe Grillo è considerato al di sotto di tutti gli altri partiti. A bilanciare questo svantaggio però vi è un’esperienza extrapolitica in cui i Cinque Stelle tornano ad essere considerati al primo posto. Parallelamente tuttavia solo poco più di un quinto degli intervistati afferma che voterebbe per M5S. Un terzo di loro infatti non sceglierebbe alcuna delle formazioni in gara, per sfiducia, perché non si sente rappresentato, perché non condivide i meccanismi generali del sistema politico attuale, per mancanza di entusiasmo e perché ritiene che i partiti siano in fin dei conti tutti uguali.
Tra i giovanissimi (15-17 anni) addirittura lo 0% dichiara di essere interessato alla politica, che risulta comunque tra gli ultimi interessi di tutta la categoria dei Millennials, e la cui colpa per la stragrande maggioranza (81%) sarebbe proprio quella di ignorare le fasce più giovani della popolazione. Significativo e rasserenante che al terzo posto tra le priorità considerate più importanti per la spesa pubblica, dopo salute e lavoro, ci sia l’educazione (88%), mentre i finanziamenti alla difesa sono relegati all’ultimo (42%).
L’indagine, che ha coinvolto anche la Germania e la Polonia, riferisce che in questi due Paesi la lontananza dei Millennials dalla politica è dovuta ad altre ragioni rispetto alle nostre. Per loro infatti l’attuale periodo storico richiede di per se stesso una minore attenzione a certe dinamiche rispetto al passato più recente, quello dei loro genitori, considerato come un’era di maggior significato politico (la fine del comunismo in Polonia e la caduta del muro di Berlino). In generale pochi degli intervistati dei tre Paesi hanno dichiarato di prendere parte, occasionalmente, a manifestazioni o proteste (11%), e ancora meno di partecipare ad incontri politici (8%); e tra loro un polacco ha affermato ironicamente che “se scoppiasse una rivoluzione avremmo subito tonnellate di ‘likes’ su Facebook ma nessuno per le strade”.
Per quanto riguarda i media, quelli tradizionali (tv, radio, giornali) sono considerati tuttora la migliore fonte di informazione, ma solo perché è all’interno di essi che ancora principalmente si svolgono i dibattiti, rispetto a media alternativi, anche se diffusi, come YouTube e social network. Un punto a favore delle forze politiche emergenti è infatti considerata l’abilità di sfruttare anche i nuovi mezzi di comunicazione offerti da internet, considerati più al passo coi tempi e preferiti dai Millennials.
Nonostante la sensazione comune di distanza dalla politica esistono però sostanziali differenze tra i Paesi presi in analisi. A confronto con la Germania ad esempio, in cui i giovani, ancorché disinteressati, si ritengono generalmente soddisfatti da essa e guardano positivamente al futuro, in Italia esiste invece una percezione concreta di perfetta incomunicabilità, di distacco da un mondo considerato impermeabile, nel quale le richieste di coloro che si sono appena affacciati all’età adulta – di chiarezza espressiva, di assenza di complicati termini tecnico-politici (pur senza scadere in un linguaggio paternalistico) – non riescono ad essere esaudite.