La Commissione europea ha ricevuto ieri le informazioni aggiuntive richieste al governo italiano per esprimere il giudizio finale sulla Legge di stabilità 2015. Il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha inviato una relazione composta da 3 documenti. Nel primo sono illustrati “i fattori rilevanti che hanno influenzato l’andamento del debito pubblico”, e che spiegano “la deviazione dal percorso di riduzione già programmato”. Il secondo documento riguarda il programma di riforme strutturali avviato dall’esecutivo e l’impatto che avrà sui conti pubblici italiani, con annessa indicazione dei provvedimenti già adottati e della tabella di marcia per quelli in via di approvazione o ancora da presentare. Infine, Via XX Settembre ha preparato una relazione sulle conseguenze di una politica economica eccessivamente restrittiva, con proiezioni calcolate sulla base di due possibili scenari macroeconomici: uno che prevede leggere variazioni degli aggregati macroeconomici rispetto a quelli previsti nel 2014, l’altro più pessimistico, che ipotizza “tensioni deflattive più severe e prolungate” del quadro economico internazionale.
Nella sua comunicazione, Padoan ha sottolineato la “perdita di 9 punti percentuali del Pil dall’inizio della crisi” economico finanziaria globale, definendola “la più grave e duratura recessione nella storia dell’economia italiana”. Riguardo alle previsioni per il futuro, il ministro cita quelle invernali fatte dalla stessa Commissione, evidenziando che “le condizioni cicliche dell’economia si stanno spostando da eccezionalmente negative a molto negative nel periodo 2013-2015, e sono attese negative anche per il 2016”. In un simile contesto, per l’Italia, attenersi rigorosamente alle regole di bilancio europee richiederebbe “un ulteriore correzione fiscale”. Intervento che, tuttavia, “potrebbe comportare dinamiche deludenti nel rapporto tra il debito pubblico e il Pil”.
Infatti, citando le proiezioni effettuate dal ministero, Padoan ritiene che “in qualunque degli scenari ipotizzati come punto di partenza, il consolidamento fiscale si auto-annulla”. Il ministro sostiene che non si raggiungerebbe il rispetto delle regole comuni sul debito pubblico e, anzi, questo peggiorerebbe in proiezione rispetto a una situazione senza manovre correttive. Inoltre, l’elaborazione inviata a Berlaymont mostra come a “più severo consolidamento” corrisponderebbe un “peggiore impatto sul Pil”. In sostanza, Padoan ritiene che una eventuale correzione richiesta da Bruxelles si tradurrebbe in un peggioramento della crescita economica per il nostro Paese, con conseguenze negative su tutti i parametri da rispettare. Una tesi alla quale i fautori del rigore presenti in Commissione non sono mai sembrati molto sensibili.
Più sensibili potrebbero invece essere, anche i più orientati all’austerità, verso il programma di riforme strutturali. E’ questo l’elemento principale di cui, anche alla luce della comunicazione sulla flessibilità, l’esecutivo europeo terrà forse maggiore conto per decidere se applicare all’Italia le ‘attenuanti’ per lo sforamento dagli obiettivi programmati. E’ questo anche il motivo per il quale la relazione di Padoan dedica alle riforme ben 75 pagine (il documento notevolmente più lungo dei 3), sottolineando i vantaggi a medio termine che i provvedimenti avranno sull’economia italiana.
Il Pil del nostro Paese crescerà del 3,6% entro il 2020, secondo il ministero dell’Economia. Si tratta di uno 0,3% in più rispetto alla stima fatta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), presentata qualche giorno fa a Roma. Dalla riforma della Pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, secondo Via XX Settembre, arriveranno i maggiori benefici (+1,4% del Pil, +0,6% per l’Ocse). Al secondo posto la riforma del mercato produttivo (+1,1%, mentre per l’Ocse sarà l’1,5%). Segue il mercato del lavoro (+0,9%, l’Ocse stima +1%), la riforma con lo stato di attuazione più avanzato, essendo stati approvati in via definitiva due decreti attuativi, altri due sono in attesa del parere del Parlamento – dove per altro si lamenta una scarsa considerazione da parte dell’esecutivo, che ha scelto di non recepire le modifiche suggerite ai primi due decreti – e rimane una sola delega da recepire entro giugno. Infine, un ulteriore incremento del Pil sarà dato dalla riduzione del carico fiscale (+0,2%, dato sul quale l’Ocse concorda).
Occorrerà attendere ancora qualche giorno per sapere se la relazione di Padoan, insieme con l’analisi realizzata dai funzionari europei che si sono recati a Roma nelle scorse settimane, convinceranno la Commissione a ritenersi soddisfatta della Legge di bilancio italiana. A Palazzo Chigi regna l’ottimismo, ma solo con il pronunciamento definitivo di Bruxelles si potrà avere la certezza che non ci saranno manovre aggiuntive da realizzare.