Al terzo Eurogruppo il compromesso sul programma della Grecia è stato finalmente trovato: il programma, che scadeva il prossimo 28 febbraio, potrà essere prolungato per altri 4 mesi, due in meno di quelli richiesti da Atene. Questo significa che i soldi del prestito concesso nel 2012 e ancora non esborsati, ovvero 10,9 miliardi, rimarranno disponibili, ma potranno essere utilizzati solo per ricapitalizzare le banche, e il disborso avverrà soltanto quando la revisione delle ‘istituzioni’, il nuovo nome dell’ormai impronunciabile Troika, sarà completata. L’accordo non è però l’ultimo passaggio, il prossimo e decisivo ci sarà lunedì quando il governo di Alexis Tsipras dovrà presentare una prima lista delle riforme che intende intraprendere, e questa dovrà passare un primo esame a Bruxelles. “Le istituzioni esamineranno la lista e daranno una loro prima opinione per vedere se si tratterà di un buon punto di partenza”, spiega il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che ha detto di non considerare nemmeno l’ipotesi che la Grecia non passi questo esame, e quindi l’obbiettivo sarà “permettere il completamento della revisione sulla base degli attuali accordi”, in cui “c’è la flessibilità e ne faremo il migliore uso”. L’elenco delle riforme poi sarà ulteriormente “specificato e concordato” entro aprile, si legge nelle conclusioni. Per Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario internazionale, una delle ‘istituzioni’, si tratta de “l’inizio del lavoro”, e “ora bisogna vedere le riforme e assicurarsi che funzionino”, ma ribadisce, questo accordo “è solo l’inizio di un processo”.
A guardare il testo finale si capisce che Atene ha dovuto cedere su molti punti, ma ha potuto strappare alcune formulazioni che le permetteranno di avere dello spazio di manovra, non moltissimo forse, ma di sicuro di più di quello che avevano i governi precedenti. “È un piccolo passo, ma i grandi cammini cominciano sempre con piccoli passi”, ha dichiarato il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis nella conferenza stampa al termine della riunione. Varoufakis si è mostrato comunque soddisfatto dell’accordo che a suo avviso vuol dire che “sono finiti i giorni in cui le riforme erano imposte e non implementate: ora saremo coautori delle riforme che vogliamo”. E appunto “co” autori, perché tutto dovrà essere discusso con l’Europa. Ma questo per il ministro ellenico non vuol dire dover fare passi indietro su tutti i programmi del governo e comunque, ha sottolineato, “l’accordo è valido per 4 mesi, non ci lega certo le mani per tutta la legislatura”. Dopo questo periodo ponte si potrà poi discutere un nuovo e diverso programma, qualcosa a cui Atene punta sicuramente, ma che per l’Eurogruppo è un argomento ancora prematuro.
Sul fatto che i soldi potranno essere usati solo per la ricapitalizzazione degli istituti finanziari, Varoufakis ha detto che lo sapeva benissimo e che “non volevamo certo usarli per finanziare il governo”, ma solo “per dare un forte impulso al sistema bancario che, sono sicuro, ora è salvo”, e lo è “non solo per i prossimi 4 mesi, ma per sempre”.
Per quanto riguarda gli impegni di bilancio, si legge nelle conclusioni, Atene dovrà “garantire un adeguato avanzo primario o reperire i finanziamenti necessari a garantire la sostenibilità del debito”, e gli obiettivi del 2015 verranno valutati “tenendo in considerazione le circostanze economiche” di quest’anno. Ed è proprio in quest’ultimo punto e nell’aggettivo “adeguato” avanzo primario che sta per Varoufaks “l’ambiguità costruttiva” di queste conclusioni che dovrebbero permettere di abbassare l’obbligo dell’avanzo primario che al momento è fissato al 3% per il 2015. Il ministro ellenico ha insistito sul fatto che i vincoli di bilancio non tarperanno le ali al governo Tsipras sulle riforme sociali più attese come l’innalzamento del salario minimo che “non porta costi allo Stato” ma su cui l’Eurogruppo ha espresso non pochi dubbi perché ritenuto un ostacolo alla competitività del Paese. “Alzare il tenore di vita delle fasce più povere non può che far aumentare la competitività”, ha risposto Varoufakis secondo cui anche sullo stop alle privatizzazioni la Grecia non farà passi indietro: “Non venderemo asset strategici per guadagnare pochi spiccioli per provare a ripianare un debito che così non saremo in grado di ripianare”, ma piuttosto “faremo in modo che questi asset si sviluppino e producano introiti per lo Stato”. Difficile pensare che ‘le istituzioni’ lasceranno passare tanto facilmente questi provvedimenti. Ma questa è un’altra battaglia, ancora da combattere.