La Grecia mostra ottimismo. “Speriamo in un accordo e ho fiducia che lo troveremo”, dice il ministro delle Finanze greco, Yannis Varoufakis, arrivando a Bruxelles per l’Eurogruppo straordinario – il secondo nel giro di una settimana – convocato per discutere del piano di sostegno alla Repubblica ellenica. “Il nostro Paese non ha percoso un altro miglio ma ben altre dieci miglia” dice alludendo alla necessità di soddisfare le richieste europee, e per questo ora il governo di Alexis Tsipras si aspetta “che in nostri partner ci vengano incontro”.
Eppure gli umori restano diversi, e le divisioni ancora non sono superate, se è vero che “la situazione è piuttosto difficile”, come rivela il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. A sentire Eric Wiebes, il vice ministro delle Finanze olandese (di centrodestra) che rappresenta a Bruxelles il Paese al posto di Dijsselbloem (laburista) essendo quest’ultimo presente nella veste di presidente dell’Eurogruppo, non sembra essere cambiato molto. “Dipende tutto dalla Grecia. Oggi vedremo se accettano o rifiutano di estendere il programma”, dichiara Wiebes. Il nodo della questione, precisa il ministro delle Finanze austriaco, Jorg Schelling, è che “la lettera greca contiene frasi che lasciano spazio a diverse interpretazioni”, quindi “abbiamo bisogno di una chiara intesa sulle misure”. Anche per il ministro belga Johan Van Overtveldt, tra gli ultimi ad arrivare, “la richiesta greca di estensione non è linea con con quanto deciso nell’Eurogruppo di lunedì”.
La Germania, con Wolfgang Schauble, non si sbilancia: “Non ho niente da dire, vediamo cosa succede oggi”, taglia corto il responsabile delle Finanze tedesco. La Francia dal canto suo assicura che “l’uscita della Grecia dall’Euro non è un’opzione”, afferma Michel Sapin. L’italiano Pier Carlo Padoan, al suo ingresso all’Eurogruppo, preferisce restare in silenzio.
La situazione sembra non promettere nulla di buono e anche l’inizio della riunione è stato più volte rimandato: la convocazione era per le 15, poi è diventata le 16:30 e infine le 17. Sono soltanto due ore ma che rappresentano un tempo lunghissimo in queste circostanze. La ragione principale del rinvio è stato un meeting a quattro tra Dijsselbloem, Varoufakis, Schaeuble e Christine Lagarde del Fondo monetario, segnale che la Germania resta il leader dei Paesi contrari all’estensione. Alla fine della mini riunione Dijsselbloem ha concesso che “c’è spazio per essere ottimisti, ma è difficile”. In mattinata il presidente dell’Eurogruppo si sarebbe anche incontrato con quello del Consiglio europeo, Donald Tusk, con quest’ultimo che avrebbe proposto – in caso di mancato accordo oggi – un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo la prossima settimana per poter discutere anche di Ucraina. Nessuna conferma o smentita dalle fonti ufficiali.
E sul caso greco non lavorano solo i ministri economici dell’area Euro. A Parigi il presidente francese François Hollande ha incontrato la cancelliera tedesca, Angela Merkel per parlare della situazione. I due hanno concordato sulla necessità di lavorare per evitare una ‘Grexit’, e questo sembra per il momento il solo punto che mette tutti d’accordo. Non molto.