Il sessantacinquesimo festival del cinema di Berlino, conclusosi il quindici febbraio, ha premiato Taxi, il film dell’iraniano Jafar Panahi, conferendogli l’Orso d’oro. Il regista si trova agli arresti domiciliari ed ha il divieto di lasciare il paese, perciò non è potuto essere presente, e a ritirare il titolo è stata la nipotina Hana Saeidi.
La realizzazione del film è stata tenuta nascosta alle autorità persiane, ed è avvenuta posizionando una telecamera all’interno di un taxi, mentre il regista e attore, alla guida, percorreva le vie di Teheran. Il racconto del suo paese scorre attraverso le testimonianze dei passeggeri, dando voce alle opinioni più diverse sulla realtà sociale e politica dell’Iran.
Hojatollah Ayoubi, autorità iraniana sul cinema, aveva raccomandato a Dieter Kosslick, direttore del Festival di Berlino, di non politicizzare la pellicola. Panahi, critico con il governo iraniano, aveva già ottenuto l’Orso d’argento con il film Closed Curtain e con Offside, e il Leone d’oro al Festival di Venezia per Il Cerchio.
Il regista nel 2010 fu arrestato assieme alla sua famiglia e gli fu proibito di fare film, perciò Taxi è arrivato al concorso in gran segreto. Panahi ora è libero su cauzione, in seguito a una condanna a sei anni di prigione per “propaganda contro la Repubblica Islamica”, ma non può lasciare il paese né comunicare attraverso i media; inoltre in Iran i suoi film sono banditi. Nel 2012 aveva vinto, assieme all’avvocatessa Nasrin Sotoudeh, il premio Sakharov per la libertà di pensiero, indetto ogni anno dal Parlamento europeo.