di Lorenzo Consoli per askanews
La Commissione europea proporrà entro i prossimi mesi una modifica della procedura comunitaria di autorizzazione alla commercializzazione dei prodotti Ogm (alimenti, ingredienti alimentari, e soprattutto mangimi per gli allevamenti), che lasci agli Stati membri la facoltà di imporre eventuali divieti nazionali di utilizzo. E’ la strategia che avrebbero approvato, secondo una fonte interna dell’Esecutivo Ue (la notizia non è ancora pubblica), i capi di gabinetto dei 28 commissari europei, riuniti oggi a Bruxelles per discutere di questa specifica questione insieme ad alcuni esperti giuridici. Una decisione in merito dovrà comunque essere presa dalla Commissione, che – probabilmente entro aprile – proporrà una direttiva al Consiglio Ue e all’Europarlamento, da approvare secondo la normale procedura di codecisione lagislativa.
La questione era già stata al centro di un seminario di “brain storming” svoltosi il 5 e 6 febbraio nella cittadina belga di Genval, non lontano da Bruxelles, a cui avevano partecipato tutti i commissari europei, per fare un bilancio dei primi 100 giorni di lavoro della Commissione Juncker.
La proposta della Commissione, in sostanza, riprodurrà anche per l’uso di alimenti e mangimi la riforma del meccanismo decisionale comunitario (autorizzazione a livello Ue ma possibilità di divieti nazionali nel territorio di un paese membro o di alcune sue regioni) che è stata recentemente approvata dal Consiglio Ue e dall’Europarlamento per quanto riguarda la coltivazione di Ogm, e che entrerà in vigore in primavera.
I capi di gabinetto, confortati, a quanto sembra, dal servizio giuridico della Commissione, hanno individuato nel “divieto d’utilizzo” un escamotage al problema della libera circolazione dei prodotti, che non potrebbe essere limitata alle frontiere interne dell’Ue. In pratica, gli Ogm autorizzati a livello comunitario potranno circolare ed essere commercializzati in tutti gli Stati membri, ma in alcuni paesi potrà essere proibito usarli negli alimenti e nei mangimi.
L’Esecutivo di Jean-Claude Juncker conta di poter conseguire due importanti obiettivi: innanzi tutto, lo stesso Juncker si era impegnato, nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento europeo, nel giugno scorso, e poi col programma politico della nuova Commissione, a rendere le procedure di approvazione degli Ogm più democratiche, rispettando di più il volere degli Stati membri. E questo è stato fatto finora solo per le coltivazioni transgeniche.
Il secondo obiettivo, non meno importante, è quello di sbloccare le procedure di autorizzazione di alimenti e mangimi Ogm, oggi arenate nel limbo dell’attuale procedura decisionale comunitaria. Una procedura che lascia interamente alla Commissione – reticente a farsene carico – la responsabilità di approvare un nuovo prodotto quando non ci sia in Consiglio Ue una maggioranza qualificata di Stati membri contraria (non basta la maggioranza semplice).
Se gli Stati membri avranno nel loro arsenale la nuova arma del divieto nazionale di utilizzo, si pensa a Bruxelles, difficilmente si opporranno al via libera comunitario per la commercializzazione di nuovi prodotti transgenici in altri paesi dell’Ue. E comunque la Commissione potrà procedere speditamente all’approvazione dei dossier oggi bloccati, rispondendo ai paesi contrari che non si impone loro nulla, perché possono vietare l’uso degli Ogm sul loro territorio.
La Commissione, insomma, vuole evitare di restare “col cerino in mano”, passibile di azioni legali da parte degli esportatori, che le rimproverano di non portare a termine la procedura, e d’altra parte accusata di ignorare l’opposizione sistematica agli Ogm da parte delle opinioni pubbliche e della maggior parte degli Stati membri.
L’ultima approvazione di un nuovo prodotto Ogm nell’Ue risale al novembre 2013, e ci sono oggi 13 richieste di autorizzazione in sospeso, con altre quattro in attesa a uno stadio meno avanzato Gli esportatori, soprattutto quelli americani di mangimi transgenici, minacciano di attaccare l’Ue alla Wto per questa che considerano una nuova “moratoria de facto”, come quella che bloccò tutte le autorizzazioni di Ogm in Europa dal 1999 al 2003, e che fu giudicata illegale dalla stessa Wto nel 2006. Pressioni molto forti sono esercitati su Bruxelles anche dagli importatori di mangimi e dagli allevatori europei, che paventano una “penuria di proteine” per la produzione di carne.
L’Ue importa ogni anno, in particolare, 32 milioni di tonnellate di soia per i mangimi dei propri allevamenti, e il 90% di questa soia (proveniente soprattutto da Brasile, Argentina e Usa) è geneticamente modificata.