Il lancio del vettore europeo Vega, con all’interno il modulo IXV per il rientro in atmosfera, avvenuto mercoledì 11 febbraio dalla base di Kourou, il Guyana Space Center di Ariane Space nella Guyana Francese, è stato un successo.
Si tratta del primo esempio di un veicolo spaziale dell’Esa – l’Agenzia Spaziale Europea, che oltre ad andare nello spazio è riuscito a rientrare sulla Terra, almeno in uno dei suoi componenti. Un giorno navette del genere potranno servire a riportare sulla Terra anche gli esseri umani. La missione, denominata VV04, è il quarto lancio di un vettore della serie Vega da parte del nostro continente.
XIV, che non è un numero romano ma sta per Intermediate eXperimental Vehicle, è appunto il modulo di Vega costruito da Thales Alenia Space e Avio con l’aiuto degli ingegneri aerospaziali di varie università d’Italia e d’Europa, che circa un’ora e 40 minuti dopo il lancio è rientrato sul nostro pianeta, planando nell’Oceano Indiano grazie a un paracadute. Abbiamo seguito il lancio in diretta streaming dalla sede di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma, dove erano riuniti progettisti, ricercatori, ingegneri dell’università e aziende che hanno contribuito alla creazione del veicolo.
L’Italia è stata prime contractor del lancio, che rappresenta un successo delle nostre industrie e università nazionali, seguita dalla Francia. Un’altra diretta streaming dell’evento di mercoledì si è tenuta e alla sede di Altec a Torino, che ha anche collaborato al monitoraggio del veicolo in volo. All’evento di Roma, che era nell’Aula del Chiostro della Facoltà a S. Pietro in Vincoli, sono intervenuti Roberto Somma di Thales Alenia Space, Raffaele Carlucci di Avio, Antonio Fabrizi, direttore dei lanciatori di Vega quando il progetto è nato e Roberto Battiston, presidente dell’Asi – agenzia Spaziale Italiana e Marcello Onofri, Direttore del Cras – Centro Ricerca Aerospaziale Sapienza in diretta dalla base di Kourou. Il countdown era previsto per le 14:00, ora italiana, ma il lancio è stato rimandato a causa di un problema all’impianto di telerilevazione da terra del razzo. Si sono vissuti attimi di suspence, durante i quali si temeva che l’esperimento dovesse essere rimandato ad altra data, in quanto si rischiava di non poter mantenere il contatto radio col veicolo.
“Qui alla base di Kourou sono tutti emozionatissimi – diceva Marcello Onofri della Sapienza in diretta dalla Guyana Francese – Per persone che hanno lavorato 7-8 anni a questo progetto è più che comprensibile. Per noi è un momento davvero importante”. Alla fine il comando dell’Esa ha coraggiosamente deciso di non annullare la missione nonostante il guasto tecnico, e alle 14:40 Vega è partito rispettando la finestra temporale prevista che era di circa due ore.
Il lancio, come i precedenti di vettori Vega che sono stati tre, serviva a sperimentare la possibilità per veicoli ma anche esseri umani di rientrare dallo spazio in modi più semplici di quelli attualmente utilizzati dall’Esa. In questo senso si inserisce in un filone di ricerca molto attuale, sul quale sta lavorando anche la Nasa, per esempio con l’esperimento di Baumgartner che si è buttato dalla stratosfera a corpo libero, con l’unico ausilio di una tuta, di un casco e di un paracadute.
Il peso del vettore Vega a pieno carico era di oltre 1.900 kg. Ed esso ha raggiunto la sua orbita a un’altezza di 700 km. “La novità di questa missione – ha detto il professor Guido Colasurdo di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza – che è il quarto lancio di un vettore Vega, è che invece di avere orbita polare [come gli altri tre n.d.r.], ha orbita equatoriale. Essendo il suo propulsore a carburante solido, presenta un problema di gas di scarico che riducono la visibilità. Deve perciò manovrare in modo che i radar abbiano visione libera da tali gas. Un altro problema – ha proseguito l’ingegnere – è che poiché il componente che rientra cade molto lontano dalla base di lancio [ovvero nell’Oceano Indiano partendo dall’America Latina n.d.r.], bisogna fare una manovra particolare perché esso non vada a finire sull’Africa, manovra che però ne riduce le prestazioni. L’ultimo problema è stato quello dell’onda d’urto sull’abitato di Kourou, che abbiamo risolto riducendo l’Azimut del lancio”.
Vega era composto da quattro moduli, che si sono sganciati da IXV durante le varie fasi della missione. Nella fase di massima spinta ha raggiunto la velocità di 7,65 km. al secondo. Il veicolo di rientro IXV si è sganciato per ultimo, a un’altezza di 412 km. dalla superficie terrestre ed è ammarato come previsto nell’Oceano Indiano nella zona delle Galapagos. Un’apposita imbarcazione l’ha poi recuperato. Ora bisognerà effettuare tutti i test sui rilevamenti che ha fatto durante il volo.
“L’Europa ha molta esperienza nel settore aerospaziale – ha dichiarato Roberto Somma di Thales Alenia Space – Ricordiamoci che ha inviato una sonda su Titano. La missione è stata anche una grande opportunità per l’industria e la ricerca italiane. I test di Vega sono stati fatti al Poligono Salto di Quirra, da cui è partito anche il Progetto S. Marco”, ha poi aggiunto.
“Questo lancio è una prima nazionale ed europea – ha concluso Antonio Fabrizi, il primo lanciatore di Vega oggi in pensione – Tutto ciò che andiamo a testare con IXV è un piedistallo per il futuro anche al di là di Ariane”.