Sul tavolo potevano esserci nuove sanzioni economiche nei confronti della Russia e invece i leader europei si trovano a discutere di come rendere effettivo l’accordo di pace raggiunto a Minsk. Un bel passo avanti, sul fronte Ucraina, sicuramente è stato fatto, ma tra i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles, sembra prevalere soprattutto la prudenza. A pesare, forse, il ricordo del primo memorandum per la pace, firmato lo scorso settembre, sempre a Minsk, e poi mai sostanzialmente rispettato.
“L’accordo non garantisce che ci sarà nei prossimi giorni un successo durevole – chiarisce il presidente francese, François Hollande di ritorno dalle trattative – presuppone che noi continuiamo a essere vigili, a esercitare pressione e a continuare il movimento che è cominciato grazie all’iniziativa che io e la cancelliera Merkel abbiamo potuto lanciare”. L’accordo “va nella giusta direzione anche se non risolve nulla”, frena anche l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini: ora, dice, “noi come Unione europea dobbiamo vedere che i punti dell’accordo siano attuati”.
Per prima cosa bisogna vedere se sarà rispettato il cessate il fuoco che dovrebbe scattare a partire dalla mezzanotte di sabato. Previsti dall’intesa anche il ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte del conflitto e la liberazione “entro 19 giorni” di tutti i prigionieri di guerra del conflitto nel Donbass. Da risolvere restano invece i nodi della linea di demarcazione del confine orientale e il futuro status giuridico di quella zona del Paese. Un “ottimo risultato” secondo il premier italiano, Matteo Renzi: ora – dice – si tratta di verificarlo e implementarlo.