In seguito all’uccisione della cooperante statunitense Kayla Mueller Barack Obama vuol fare un passo in avanti nella lotta contro l’Isis chiedendo al Congresso una chiara legittimazione ai bombardamenti contro lo stato islamico incominciati già sei mesi fa. A partire da agosto sono stati milleottocento gli attacchi aerei americani, e quattrocentocinquanta quelli condotti dai paesi della coalizione guidata dagli Stati Uniti, che fino ad ora non ha avuto autorizzazione da parte dell’Onu. Obama ha anche inviato tremila soldati in Iraq, ma, sostiene, non per essere impegnati in operazioni di combattimento.
Da Bruxelles l’Alto rappresentante per gli affari esteri Ue Federica Mogherini e il commissario per la gestione delle crisi Christos Stylianides rispondono che “l’Unione europea continuerà ad impegnarsi per contribuire agli sforzi regionali e internazionali nella lotta contro l’Isis e gli altri gruppi terroristici che minacciano la stabilità regionale e globale”.
A seguito dell’uccisione del pilota giordano Al-Kasasbeh, il generale John Allen, a capo della campagna contro l’Isis, ha dichiarato che essa ha “galvanizzato e unificato la coalizione”, per rafforzare la quale ha incontrato questa settimana il re di Giordania Abdallah II, ed è ora in viaggio tra Malesia, Singapore e Australia, considerata fondamentale, stando a quanto affermato dal dipartimento di stato americano, nell’addestramento delle forze irachene a Baghdad e nella base aerea Al-Asad. Queste ultime cominceranno l’attacco di terra, riferisce Allen, nelle prossime settimane, dando il via a una “vasta controffensiva sul campo” sostenuta dalla potenza di fuoco della coalizione; fino ad ora infatti, ha detto il segretario di stato John Kerry, non c’è stata “quella che noi chiamiamo una grande offensiva”.
Bashar al-Assad, presidente siriano, ha dichiarato che non ha intenzione di unirsi all’alleanza guidata dagli Stati Uniti, affermando che sono molti dei suoi componenti a sostenere il terrorismo; ha rivelato però di ricevere comunicazioni dagli Americani prima di ogni attacco aereo, senza tuttavia ammettere l’esistenza di alcun tipo di cooperazione diretta, ma solo “attraverso terze parti, come l’Iraq e altri paesi” mediante “messaggi generici, niente di tattico”.
Intanto truppe dell’Isis sembra stiano ritirando le loro postazioni situate a nordest di Aleppo, perdendo terreno anche in altre zone del paese a favore di Curdi e forze governative. La città siriana è al centro di trattative condotte dall’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura, che ha incontrato Assad per discutere sul piano di congelamento del conflitto all’interno dell’area; in Iraq invece i peshmerga pare stiano cercando di circondare Mosul da tre direzioni diverse per preparare l’attacco dell’esercito regolare.